La Vuelta a San Juan segna un primato importante per il modo di raccontare il ciclismo. La corsa argentina, che oggi riposa in vista delle ultime tappe che domenica decreteranno il vincitore dell'edizione 2023, è la prima gara della storia del ciclismo mondiale in cui tutte e tre le moto in gara sono dotate di telecamere montate su uno stabilizzatore controllato da remoto. C'è sempre un operatore a bordo della moto che muove il braccio meccanico della cinepresa fissata al mezzo ma non ha la camera a spalla come siamo abituati a vedere.
«Sulle gambe abbiamo un joystick, un monitor e il controller della camera che ci permette di mettere a fuoco, gestire zoom e diaframma» ci spiegano Fernando Garcia e Jorge Agero, rispettivamente operatore di steadycam e di elicottero, autori di questa invenzione, che è già stata testata in corse spagnole del calibro di Vuelta a Burgos, Volta a Catalunya, Vuelta al Paìs Vasco, maratone e altri eventi sportivi.
«Vorremmo portare questa tecnologia al Giro d'Italia e al Tour de France perchè presentano paesaggi spettacolari. Ci permette di stare più distanti dagli atleti e seguirli in fasi solitamente difficili da riprendere come le discese. Utilizzarla sistematicamente garantirebbe una maggiore sicurezza ai partecipanti. È importante offrire agli spettatori immagini di qualità senza dare fastidio ai corridori né intralciare la loro corsa, creando scie che potrebbero falsarne l'andamento» continuano i titolari di Air Film Service, società con base a Madrid, che in questi giorni ha ricevuto i complimenti dei giudici UCI impegnati nella corsa argentina.
«Ogni moto svolge la sua funzione, due hanno una camera alta che permette una visuale a 360°, mentre la terza ne ha una più bassa che riprende avanti a sé – continuano i due madrileni che hanno portato questa novità nel mondo del ciclismo, mostrandoci con orgoglio il video frontale della discesa di Romain Bardet a 100 km/h che hanno registrato al Giro dei Paesi Baschi. - Il tutto pesa di più di una telecamera classica e, comprensibilmente, è difficile da “guidare” ma il vantaggio è che non bisogna più muoversi. Questa novità consente di effettuare riprese che l'operatore in presenza non può fare, come primi piani partendo da visuali molto ampie senza cambiare posizione».
«Questa potrei paragonarla alla rivoluzione dell'invio delle immagini in diretta» commenta Roberto Bettini, storico fotografo di tuttoBICI, al seguito della corsa per la sua Sprint Cycling Agency. «Vorrei sottolineare quanto per la sicurezza dei corridori e la qualità delle immagini resti fondamentale l'abilità di chi guida le moto in corsa. Io per essere in una botte di ferro sono qui con un gran pilota, Vito Mulazzani, storico regolatore del Giro d'Italia e delle altre corse RCS Sport, la cui storia parla per lui».