Nella sua carriera da professionista in sella a una bici è stato un fedele uomo squadra, tanto che nel World Tour ha vinto solo cronosquadre ed è stato uno dei più affezionati gregari di Vincenzo Nibali e Ivan Basso, ma anche di Peter Sagan. Nella sua nuova carriera è... un fedele. Sì, perché Valerio Agnoli da Fiuggi, di anni 37, guida tecnicamente colui che parteciperà ai Mondiali di Wollongong sotto il vessillo papale!
Già, nell'autunno 2021 la UCI è stata la prima Federazione sportiva internazionale ad accogliere nel proprio alveo la polisportiva Athletica Vaticana, che attraverso la propria emanazione ciclistica Vatican Cycling ha così ottenuto il diritto di qualificare un corridore per le competizioni iridate. Sono poi giunte altre affiliazioni e quest'anno la bandiera quadrata bianca e gialla con chiavi incrociate e tiara papale ha già sperimentato la sensazione di figurare in manifestazioni sportive internazionali: atletica, taekwondo e padel. Ora tocca finalmente a sellini e manubri.
Così, dai blocchi della gara in linea maschile, nella notte tra sabato 24 e domenica 25, scatterà pure un cittadino vaticano. Si tratta di un olandese divenuto vaticano per matrimonio e residenza: è marito di Chiara Porro, ambasciatrice d'Australia presso la Santa Sede. Lui si chiama Rien Schuurhuis, è nato a Groningen nel 1982 (è dunque tre anni più anziano del suo attuale commissario tecnico) e di fatto è sempre stato un ciclista dilettante dallo spunto veloce. Il picco della sua vita ciclistica, almeno fino a oggi, l'ha raggiunto in età già matura, tra il 2015 e il 2019, quando ha corso per la Continental australiana Oliver's Real Food: miglior risultato, vittoria del Tour di Tahiti e due successi di tappa nella stessa corsa quattro stagioni dopo. Nel 2020 il trasferimento a Roma con la moglie diplomatica, l'anno scorso l'iscrizione alla Vatican Cycling con annessa disputa del campionato olandese a cronometro: 40° (su 48) a 5'16'' da Tom Dumoulin sulla distanza di 29,6 km. E quest'anno, la nazionalità vaticana. In tempo per poter rappresentare lo Stato pontificio ai Mondiali, in svolgimento proprio nel Paese che per amore è stato casa sua per un decennio abbondante. Che chiusura del cerchio!
Ad aprirci le porte non del paradiso, ma di questa avventura iridata della San Pietro ciclistica, e di cosa significhi per la Chiesa e per se stesso, è il già citato Valerio Agnoli. Designato sì come c.t. per l'occasione, ma il cui ruolo per Vatican Cycling è di responsabile dei rapporti con l'estero.
Ecco l'approfondita spiegazione di Agnoli ai nostri microfoni:
«Dopo un momento che non auguro a nessuno, nel quale durante la pandemia ho smesso definitivamente di correre non per volontà ma perché non mi hanno trovato squadra e un giorno mia figlia di 10 anni mi guardò sul divano e disse "Papà, perché non ridi più?", mi sono messo sui libri e ho investito su me stesso: ho studiato Marketing e Sponsorship alla Bocconi e ho trovato lavoro per il Ministero del Turismo di Malta (Valerio ha orchestrato insieme all'amico ed ex capitano Basso la partnership Eolo Kometa-Visit Malta, ndr). Nel frattempo è arrivata la chiamata di Vatican Cycling: tengo i contatti con la UCI, gestisco le situazioni relative ai regolamenti, trovo persone al di fuori della Santa Sede, fornisco la mia consulenza alla luce dei miei sedici anni da professionista. Curiosamente, con Città del Vaticano ebbi a che fare già a gennaio 2018: procurai io la bici Specialized che Peter Sagan donò a Papa Francesco! Ad ogni modo, dopo un periodo buio in cui mi sono sentito una nullità, la mia nuova vita lavorativa e la mia evoluzione sono caratterizzate da due micro-Stati. C'è però una cosa importante da precisare: noi di Vatican Cycling non percepiamo stipendio per questa occupazione. Siamo una federazione giovanissima che non riceve sovvenzioni e vive di donazioni: la maglia Santini e il casco Casco sono di fatto un dono della UCI, il materiale tecnico Errea ci arriva direttamente da Athletica Vaticana, per coprire i costi della trasferta si è adoperata Visit Malta, a cui sono legato io, certo, ma che ha un forte legame cattolico col Vaticano, il Santo Padre è andato in visita nell'arcipelago ad aprile. E la bici se la procura direttamente Schuurhuis. Noi non siamo qui per esportare brand, ma per diffondere valori: il nostro capitano spirituale è Gino Bartali, di cui è in corso il processo di beatificazione; quando arrivano i pellegrini in San Pietro andiamo ad accoglierli in bici; in Australia incontreremo tra gli altri la Caritas di Sydney e il nunzio apostolico Charles Daniel Balvo, partecipando a iniziative coi bambini. Non andiamo mica lì solo per fare i Mondiali: la mission è soprattutto sociale e religiosa, siamo ufficialmente ambasciatori del Papa. Io sono uno che ha votato la carriera ad aiutare campioni a vincere: vedevo vincere Vincenzo e Ivan ed ero felice, così come Peter. E ho pure aiutato Bennati (a tutti gli effetti "omologo" di Agnoli a Wollongong, ndr) alla Vuelta. E quelle cronosquadre vinte sono l'emblema della sofferenza che porta a un risultato condiviso: quando non hai i watt e le velocità dei più grandi è durissima, cerchi di rimanere attaccato, entrano in gioco meccanismi che da fuori non si notano, e si fanno bene solo quando il gruppo è unito. E in Liquigas ho avuto il privilegio di persone che mi hanno insegnato il mestiere. Ecco, nel messaggio del Pontefice e di Vatican Cycling, del ciclismo come sacrificio che porta alla vittoria di uno solo che però è il successo di tutti, come il bello di saper anche mettere da parte le proprie velleità e saper soffrire, io rivedo pienamente la mia vita. In definitiva, aver ricevuto la nomina vaticana è un premio alla carriera.»
Per la cronaca, il pensiero di Papa Francesco sul ciclismo è questo: «Mette in risalto alcune virtù come la sopportazione della fatica (nelle lunghe e difficili salite), il coraggio (nel tentare una fuga o nell’affrontare una volata), l’integrità nel rispettare le regole, l’altruismo e il senso di squadra. Durante le gare tutta la squadra lavora unita (...) e quando un compagno attraversa un momento di difficoltà, sono i suoi compagni di squadra a sostenerlo e ad accompagnarlo. Così anche nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è rimasto indietro e ha bisogno di aiuto per raggiungere un determinato obiettivo».
Tornando al fatto sportivo della partecipazione ai Mondiali di Rien Schuurhuis (un vero sportivo, peraltro: a piedi o in bici ha attraversato Asia e Oceania, e in Nuova Caledonia ha aiutato concretamente giovani atleti locali) ecco cosa ci racconta Agnoli: «In Vatican Cycling siamo una decina di tesserati. Lo statuto è restrittivo: possono farne parte o prelati che lavorano in Vaticano, o dipendenti vaticani o loro parenti di primo grado. Quando abbiamo dovuto individuare il corridore da mandare a Wollongong, Rien ci è parso il più adatto. La nostra spedizione sarà composta da quattro persone: oltre a me e Rien ci saranno Emiliano Morbidelli e Simone Ciocchetti, rispettivamente direttore e segretario di Vatican Cycling. Essendo un solo atleta a correre la gara, non siamo autorizzati a seguirlo in ammiraglia: avremo del personale volontario dalle varie missioni sul posto a fornirgli assistenza lungo il percorso. Ma come avrete ben capito, non siamo lì per un risultato: la più grande vittoria è esserci, e non è retorica. Sia per tutto quello che dicevamo prima sullo spirito di Vatican Cycling. E poi c'è un fatto personale. Se penso infatti a come mi sentivo poco più di due anni fa, e a come poi ho resettato la situazione, esaudendo il sogno di conoscere ministri, ambasciatori, grandi manager, tutto applicato alla bici, e costituendo magari uno stimolo per gli ex colleghi che stanno smettendo, mostrare che con lo stesso impegno di quando si correva si possono scalare gli Stelvio e i Gavia della vita e raggiungere obiettivi di altro tipo... beh, direi che la vita mi ha ricompensato ampiamente con questa opportunità di portare un uomo ai nastri di partenza iridati. A Rien dico la stessa cosa che dico a mio figlio che corre nei G0: parti e divertiti!»
E noi ci divertiremo, soffrendo (ossimoro ovunque tranne che nel ciclismo) insieme al 40enne olandese-vaticano e a tutti i pedalatori del Mondiale. Con la benedizione di Sua Santità.