L'ha fatto ancora, Anna Mei: l'ha fatto per i bambini farfalla. Per quella causa che ha sposato in toto e che l'ha portata già tante volte a sfidare se stessa. Sabato mattina di buon'ora l'atleta lombarda è arrivata all'Olimpic Training Center di Novo Mesto, in Slovenia e ha iniziato apedalare ancora una volta per sensibilizzare la causa dei bambini farfalla. Sono bambini e bambine malati di epidermolisi bollosa, una terribile malattia che colpisce la pelle costringendoli ad una vita fatta di dolore.
L'impianto sloveno accoglie Anna e il suo seguito e regala loro un senso di protezione, quasi che il mondo venga chiuso fuori per le prossime 40 ore, per il nuovo tentativo di record dell'ultra cycler.
Alle 7 Anna è in sella, la temperatura all'interno del velodromo è buona ma l'aria appare già da subito pesante: la struttua regala prima risposta negativa, il primo cazzotto nello stomaco. Anna Mei si è allenata molto per questo appuntamento ma da subito pare che qualcosa non funzioni a dovere.
I chilometri , la media e buona si gira intorno ai 33 km orari, Anna è l'espressione della gioia pura: c'è qualcosa non gira nel verso giusto ma per sua natura non smette di essere felice. Dopo un paio d'ore compaiono i primi crampi che costringono l'atleta lombarda a qualche sosta non prevista, i parametri sono apposto ma non si capisce il motivo di come i primi sintomi negativi siano comparsi così presto.
Ma choi è lì con lei presto capisce: fuori ci sono 30° gradi, sotto il tendone ce ne sono 40 e l'umidità è del 90%. Quello che prima sembrava un dolce e confortante grembo materno si sta rivelando un girone infernale. Lei non molla, tiene la media prevista, ma non iresce a reintegrare il sudore, un'altra sosta, massaggi e
ancora stretching e ancora massaggi, la situazione pare davvero precipitare. Ma lei riparte ancora, un giro e poi un crampo violentissimo la costringe ad una brusca fermata, cade e cadono anche altri componenti del Team.
La situazione precipita? Forse per chi le sta attorno, non per Anna che è una campionessa e riparte. Riparte cantando con la gioia nel cuore. Lei sa quanto soffrono i bambini farfalla e ritirarsi senza lottare oltre le propie forze e un concetto che non concepisce. Pedala con tutte le risorse che trova, cerca di divorare l'aria con la bocca spalancata, ma l'ossigeno non c'è.
Tommy allora la prende in braccio e la porta sotto le scalinate del velodromo per cercare di farla repirare. L'abbandono sembra sia ormai inevitabile, la tensione è palpabile, lo staff cerca in maniera empirica di far cambiare un po l'aria, ma e come soffiare dentro un pallone bucato.
Dopo un po' la situazione pare migliorare, l'aria all'interno del velodromo è un po più fresca e giro dopo giro Anna Mei pare reagisca positivamente. Cresce la speranza di raggiungere i mille chilometri previsti, c'è quasi la certezza di tre record mondiali a portata di mano... no anzi di pedale.
Ma si sta facendo sera: aumenta la speranza ma diminuisce la temperatura. Incredibilmente il fresco sta lasciando spazio al freddo, la temperatura scende repentinamente a 14 gradi, Anna Mei è ancora bagnata di sudore e si ritrova ghiacciata. Un colpo di freddo la colpisce e dopo tutto quello che ha gia passato ci si mette anche una crisi intestinale che la costringe a fermarsi diverse volte.
Il freddo si fa troppo intenso Anna Mei sta concludendo le 24 ore più dure della sua vita, ma prima di sventolare bandiera bianca, i Giudici ci confermano che nonostante tutto ha polverizzato tre record mondiali: 300 Miglia in 18 ore 47 minuti 35 secondi, 500 chilometri 19 ore 29 minuti 57 secondi più un terzo da ufficializzare.
Anche il prossimo anno la stella Anna Mei sarà presente sul libro dei record, ma la cosa importante è essere riuscita ancora una volta a dare voce al diritto alla
salute e alla felicità dei bambini farfalla.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.