![](/bundles/tuttobici/images/classiche_menu.jpg)
Eddy Merckx? Va in pensione e dopo vent’anni le grandi classiche - ma non solo quelle - dovranno fare a meno lui. No, non siamo impazziti ma vi vogliamo solo raccontare una storia curiosa, emblematica del Paese nel quale il ciclismo è una religione. Una frase fatta? Sembra proprio di no, leggendo tra le pieghe della storia che Klaas Maenhout ha raccontato per Het Nieuwsblad e che abbiamo pensato di proporvi.
È la storia di Frans Geldof, l’uomo che per vent’anni ha vestito i panni di Eddy Merckx e che oggi, a 65 anni, ha deciso di appendere la bicicletta al chiodo.
Dicono che il Cannibale non abbia mai apprezzato molto la cosa ma a Frans questo non è mai importato troppo. Per vent'anni ha fatto divertire il Belgio alle corse, alle fiere, nelle case di riposo, ovunque.
Attenzione, non un banale imitatore o una caricatura: Frans è stato davvero Eddy Merckx, ha vestito la maglia blu camoscio della Molteni, i calzoncini di tela neri, ha ricreato alla perfezione tutti i modelli delle biciclette usate dal Cannibale, adesivi compresi. Frans corre otto chilometri al giorno, in autunno disputerà una maratona e in bici nel 2024 ha percorso 15.000 chilometri. «Ma oggi - confessa - semplicemente la magia è svanita. E come ciclista assomiglio sempre meno a Eddy Merckx, quindi mi fermo»-
Qualcuno negli anni ha riso di lui, altri lo hanno considerato un sacrilego, tanti lo hanno applaudito al Tour oppure sul Borsberg o ancora sul Muro di Huy, dove passava un’ora prima della corsa.
Sin da bambino dicevano a Frans che assomigliava a Merckx: da ragazzo ha scoperto di avere la stessa altezza, lo stesso numero di scarpe, poi crescendo anche le stesse rughe sul viso. L’olio che usava lavorando in un caseificio che produce burro aveva dato alle sue braccia la tipica abbronzatura del ciclista così nel 2005 è nata l’idea: ha realizzato da solo dieci repliche di maglie di Merckx, si è tinto i capelli di nero, ha fatto crescere le basette come le portava Eddy negli anni Settanta e ha iniziato la sua avventura.
Geldof non ha lasciato nulla al caso: ha utilizzato gli stessi rapporti, le stesse camere d'aria e le stesse scarpe del grande Merckx, anche i numeri sulla maglia erano quelli di ogni corsa specifica.
«Mi sentivo come Merckx» confessa. E aggiunge: «Volevo far conoscere Eddy Merckx alle giovani generazioni. E ho restituito la giovinezza alla vecchia generazione».
Non a caso Geldof girava per le case di riposo per intrattenere gli anziani: una pedalata sui rulli, qualche canzone e un po’ di chiacchiere tante volte sono bastate per regalare emozioni.
Il vero Merckx lo ha incontrato poche volte, ma ha incontrato il re e Hinault e mille altri personaggi. E ricevuto lettere di ringraziamento da ogni parte del Belgio e non solo, ma anche lettere di parenti di ammalati terminali che desideravano rivedere Merckx e naturalmente li ha accontentati.
E la gente in questi vent’anni gli ha fatto un sacco di regali, quasi tutti legati a Merckx. Oggi ha valigie piene di vecchi giornali, pezzi di ricambio, LP, materiale risalente al periodo in cui il Cannibale batté il record dell'ora in Messico. Chissà, forse li venderà, forse li donerà ad un museo, magari accompagnandoli con una dedica: «dall’uomo che ha solo voluto essere Eddy Merckx».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.