Gli occhi si inumidiscono una, due, tre volte. Pierino Gavazzi è felice, l'affetto degli amici di una vita, degli amici di Provaglio d'Iseo, degli appassionati di ciclismo lo travolgono piacevolmente. E chissenefrega delle lacrime, lascia che vadano...
L'occasione è la presentazione del libro che racconta la storia di Pierino, un titolo semplice che dice tutto: «Pierino Gavazzi, il campione della Franciacorta». A scrivere di lui, il collega Paolo Venturini de Il Giornale di Brescia che, dopo quella di Michele Dancelli, ha raccontato con precisione e passione la storia di un altro campione.
Ci sono storie di ciclismo e storie di ciclisti. Ci sono fughe, volate, treni, cadute, sogni e vittorie. Ecco, sì, le vittorie. Uno che in carriera ne ha collezionate davvero tante è Pierino Gavazzi da Provaglio d'Iseo. Un uomo il cui nome è iscritto, per dirne una, nell'albo d'oro della Milano-Sanremo. Un corridore, in realtà, che ha trionfato un po' ovunque, si trattasse di una classicissima di un giorno o di una delle massacranti corride per pedalatori che vanno sotto il nome di grandi giri (al suo attivo conta 17 Giri d'Italia e parecchie tappe vinte, oltre a due Tour de France). Per lui anche tre titoli italiani (nel 1978 in maglia Zonca, nel 1982 in maglia Atala e nel 1988 in maglia Amore&Vita), non certo roba per tutti...
L'idea del libro è venuta a Nicola e Mattia, i figli di Pierino, proprio leggendo il volume dedicato a Dancelli: il progetto è partito, papà Pierino si è raccontato, Venturini ha messo in fila pensieri e ricordi con rigore e partecipazione. E ha chiamato, in accordo con Pierino, Davide Cassani per l'introduzione e Ivano Fanini per la prefazione.
Così nell'nell'auditorium del Monastero di San Pietro in Lamosa si presentano davvero tutti: Saronni, Bugno, Velo, Martinelli, Corti, Colbrelli... e poi Venturini, il nostro direttore Stagi, il moderatore Claudio Ghisalberti della Gazzetta dello Sport.
E Saronni spiega a nome di tutti: «Questo libro è un atto di giustizia, perché in quegli anni si parlava solo di Moser e Saronni ma Gavazzi è stato davvero un grande. Sono passati tanti anni ma vi confesso che la Sanremo del 1980 io non è che l'ho proprio digerita bene...».
E poi Saronni si lascia scappare una confessione: «Se avessi avuto il carattere di Gavazzi, probabilmente avrei potuto vincere il triplo di quello che ho vinto».
C'è Bugno che ricorda il suo esordio da prof, lui in camera con il "vecchio" Gavazzi, e la "cazziata" ricevuta quando, in una Coppa Placci era andato in fuga e poi ad un cero punto aveva mollato. C'è Martinelli che racconta mille volate figlie di una rivalità sentita e leale che lo hanno visto battersi su tanti traguardi con Pierino. C'è... beh c'è ognuno dei tanti presenti che ha un ricordo, un aneddoto, un'istantanea da proporre, da offrire, da tirar fuori dall'album dei ricordi.
E c'è lui, Pierino, l'uomo che con il carattere di cui diceva Saronni ha saputo vincere anche una battaglia durissima con il Covid. È lì seduto che si commuove, che è felice, incredulo, sereno e grato. Già, il grazie di Pierino Gavazzi è per tutti ma ce n'è uno speciale che il campione sussurra a fine serata: «Devo dire grazie soprattutto a Marilena, mia moglie».
Alla fine però c'è un ultimo grazie: il nostro, quello del mondo del ciclismo, per un grande campione. Grazie, Pierino.