«Perché ero frustrato al traguardo? Perché non ho potuto fare il mio sprint. Ma questo fa parte del ciclismo». Tadej Pogacar era arrabbiato al termine della gara, ha tirato dritto e non si è fermato a parlare con la stampa.
«Ero arrabbiato con me stesso - ha detto lo sloveno dopo aver trascorso alcuni momenti nell'autobus della squadra -. Tutto sommato è stata un'ottima esperienza e anche la squadra ha fatto un ottimo lavoro». Pogacar oggi ha preso parte per la prima volta al Giro delle Fiandre, fin da subito ha dimostrato di essere uno dei più forti e non è soddisfatto del quarto posto ottenuto. «Nel finale ero andato avanti solo con Van der Poel e l'atmosfera sulle salite era davvero fantastica. Ma la volata è andato storta».
La UAE Emirates aveva altri piani per lo sprint, ma il finale non è andato come loro avevano immaginato. «Purtroppo sono rimasto chiuso dal rientro di Madouas e Van Baarle, ma fa parte del ciclismo. Cose del genere accadono, non ho potuto cogliere l'occasione negli ultimi 100 metri».
Pogacar ha lavorato molto in corsa e forse ha pagato anche per il suo sforzo durante la seconda salita dell'Oude Kwaremont. «Mi piace molto quella salita. L'atmosfera lì ti fa venire la pelle d'oca. L’idea di attaccare sul Kwaremont è nata dalla ricognizione di ieri, quando abbiamo notato che c’era vento a favore: è uno dei muri più duri e lunghi e quindi era un buon punto per me per dare il massimo. Ho provato poi ad allungare anche sull’ultimo passaggio sul Paterberg ma, pur dando il massimo, non sono riuscito a staccare Mathieu: oggi era davvero forte. La giornata era iniziata per me con una caduta dopo 20 km di gara; per fortuna non mi sono fatto male, ho perso il computerino e quindi non ho più avuto i dati relativi alla potenza; ho fatto così affidamento sulle informazioni e sui suggerimenti che mi arrivavano dall’ammiraglia. Tornerò? Posso rispondere semplicemente: sì!».
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