Si è precipitato l’altra sera da Milano in Spagna come un fulmine: altro che Matej Mohoric. Non ci ha pensato un attimo, e si è messo in viaggio. Daniele Zaccaria è il responsabile sanitario del Team Bahrain Victorious, e da Girona ci parla di Sonny Colbrelli, ricoverato da lunedì pomeriggio presso l’ospedale Universitario, dopo essere stato ricoverato in seguito ad un malore sul traguardo della prima tappa della Volta Catalunya, di Sant Feliu de Guíxols.
Dottore, come è la situazione?
«Sono arrivato ieri sera all’una di notte. Per me non è stato facile ricostruire la situazione: sono partito da Milano che si parlava di epilessia e sono arrivato a Girona che era un problema cardiaco con il ricorso al defibrillatore. Quando sono arrivato Sonny era perfetto. Era vigile e parlava: la prima cosa che mi ha detto è stato: “ho sprintato perché stavo benissimo!”. Il mio interesse era quello di ricostruire quello che era successo e le assicuro che non è stato assolutamente semplice. Finché nel pomeriggio è arrivato l’infermiere che l’ha soccorso sulla linea del traguardo (Borja Saenz de Cos - Infermiere di emergenza presso Sistema d'Emergencies Mediques, Servizio di emergenza catalano, ndr). Ha detto che ha ricorso al defibrillatore, aperta parentesi: abbiamo chiesto il tracciato che ci arriverà chiaramente tra qualche giorno. Il ragazzo è venuto in reparto a salutare Sonny. È stato davvero il suo angelo custode sul traguardo».
Come è arrivato all’ospedale di Girona?
«Bene. Appena è entrato era in ritmo normale, stabilizzato e senza nessun apparente problema. Gli enzimi cardiaci erano ok, non c’erano squilibri elettrolitici, l’elettrocardiogramma era regolare, l’eco-cardio era regolare, mentre oggi hanno ripetuto ulteriori accertamenti che non hanno rilevato niente e domani, dopo indagini di secondo livello, andremo su indagini più approfondite, come una risonanza magnetica cardiaca, fino alla genetica».
Il Covid può aver influito?
«Al momento non posso darle nessun tipo di risposta. Le posso dire che ieri è stato fatto anche un esame ematico per verificare se c’era il rialzo della troponina, che è un enzima cardiaco, che indica la sofferenza dovuta alla miocardite e questa era normale. Domani faremo anche la risonanza magnetica e vediamo. Ma in questo momento non posso escluderlo, ma in prima battuta le cose che abbiamo guardato ci escludono questa cosa».
Posso farle un domandone: Sonny rischia di non essere più un corridore?
«È una domanda che si fa anche Sonny. L’esempio lampante è Eriksen, il giocatore della Danimarca e dell’Inter: è tornato a giocare, ma non in Italia. Dipende dall’identificazione della causa sottostante: se è una cosa risolvibile o non viene rilevato nulla è un conto, se invece c’è qualcosa di concreto che viene provato, la storia è diversa. Siamo alle prime pagine di un libro tutto da scrivere. Giriamo una pagina per volta».
Quanti giorni pensa che Sonny debba restare in Spagna?
«Intanto dove oggi Sonny si trova è un centro di assoluta eccellenza. Forse uno dei migliori centri se non il migliore in assoluto per quanto riguarda la cardiologia. Penso che se in due/tre giorni chiudono il cerchio con tutti gli accertamenti che stanno facendo per esclusione, poi può anche uscire. Vi assicuro che Sonny sta bene ed è operativo come pochi. Se fosse per lui sarebbe già in bicicletta. È arrabbiato perché non può correre. Oggi abbiamo visto assieme la seconda tappa del Catalunya: era un leone in gabbia».
Una volta che tornerete in Italia, Sonny si sottoporrà ad una seconda serie di accertamenti?
«Una seconda opinione credo che sia opportuna. Le aggiungo solo una cosa. Oggi abbiamo recuperato il suo Garmin e lui fino alla linea del traguardo era Ok. Tutto regolare, nessuna anomalia. Nessuna frequenza strana. Aspettiamo la risonanza di domani e avremo le idee più chiare. Se non salterà fuori niente, faremo anche la genetica: qui sono avanti anche in questo».