Passato, presente, futuro. Il ciclismo. Basta questo per riassumere l’incontro andato in scena questa mattina tra Eddy Merckx e Tadej Pogačar al quartier generale delle scarpe da ciclismo DMT, per desiderio della famiglia Zecchetto. Il palmares del primo è sconfinato, mentre quello del secondo lo sta pian piano diventando. Il ragazzo sloveno ha ricevuto la benedizione dal più grande di tutti pochi giorni dopo il trionfo a Il Lombardia e al termine di una stagione che lo ha consacrato, con due vittorie in classiche Monumento e il secondo successo consecutivo al Tour de France, cosa che in un anno era capitata solo a Merckx, appunto. «Adesso potrò finalmente riposarmi - ammette Pogačar, visibilmente stanco dopo le fatiche della stagione e gli ultimi giorni alle prese con media e sponsor -. Mi rilasserò andando a correre, facendo qualche escursione, giocando a calcio e basket. Fermo difficilmente riesco a starci».
Eddy e Tadej, siete accomunati dalle tante vittorie e dall’apparente facilità con cui le portate a casa.
Pogačar: «Non è per nulla facile, è una grande sofferenza ogni volta. Soprattutto se rimango da solo al comando, ma questo è il ciclismo e la cosa mi piace molto».
Merckx: «Ho sentito dire tante volte "questo è il nuovo Merckx" senza che poi le premesse si realizzassero, ma con Tadej penso che stavolta ci siamo davvero. Ha 23 anni e ha già vinto due volte il Tour de France, incredibile. Avevo già capito che aveva qualcosa di speciale quando al primo anno da professionista aveva vinto tre tappe alla Vuelta, l'ultima delle quali attaccando a 37 km dall'arrivo con tutta la Movistar che inseguiva dietro. E poi quest’anno al Tour, nella tappa de Le Grand-Bornand, ha distrutto tutta la concorrenza rifilando minuti su minuti».
Pogačar: «Non mi aspettavo di guadagnare così tanto quel giorno. Una giornata perfetta, anche per il clima difficile, ho spinto al massimo e il vantaggio è lievitato: un minuto, due minuti, tre minuti fino a quattro minuti! Ero veramente in formissima».
Qualcosa che vorreste dirvi o chiedervi l’un l’altro?
M: «Posso solo dirgli di rimanere coi piedi per terra, perché ogni anno si ricomincia da zero e ogni anno dovrà dimostrare di essere il più forte. Ma questo lui lo sa benissimo, e ha una grande squadra attorno a lui che lo potrà aiutare molto, curando tutto nei minimi dettagli. È un corridore completo, se rimarrà quello che abbiamo visto fino ad ora vincerà tanti altri Tour de France e, ovviamente, anche il Giro d'Italia».
P: «In tanti mi hanno detto che sono il nuovo Merckx, ma è semplicemente impossibile vincere tutto quello che ha vinto lui. Sinceramente non saprei cosa chiedergli, anzi in questo momento sono un po' nervoso, sono a fianco di una leggenda...».
Pogačar può realmente vincere quello che ha vinto Merckx?
M: «Tadej è solo all'inizio della sua carriera, credo che possa riuscire a fare meglio di me in alcune corse. Ha 23 anni e ha già vinto 30 gare, tutte di grande fattura. Io a 24 anni non avevo ancora vinto il Tour de France, lui ne ha vinti già due. Sicuramente per molti anni ci godremo un grande campione che farà del bene a questo sport».
P: «Eddy è un corridore totale, ha vinto dappertutto. Per me sarà difficile vincere una Milano-Sanremo, figurarsi 7 come ha fatto lui. Però è meglio non pensare al futuro, voglio godermi questo momento e questa annata da sogno. In futuro potrei incappare in stagioni negative o con poche vittorie, quindi è meglio che non ci pensi proprio a raggiungere Merckx. Sicuramente mi piace vincere, ma so anche accettare la sconfitta. Ogni corsa a cui partecipo cerco di lasciare il segno, anche se è un semplice criterium in Slovenia. Ma credo sia nella natura di ogni ciclista... ».
Quando vedremo Tadej al Giro d’Italia?
M: «Un giorno ci andrà di sicuro, non so se il prossimo anno o tra due. Ma secondo me è solo questione di tempo prima che vinca anche quello... ».
P: «Amo il Giro. È una corsa che spesso passa molto vicino alla mia Slovenia, che guardo fin da quando ero bambino. Ricordo quando Mezgec vinse in volata a Trieste, fu un vero tripudio, e da quel giorno sogno la Maglia Rosa. Non so quando ci verrò, bisogna chiederlo al team manager Gianetti, ma prima o poi sarò al via e lo farò per vincere».
Tadej, hai ancora qualche sogno?
P: «Certo. Quest'anno ho chiuso terzo alle Olimpiadi, mi piacerebbe tornarci per vincere la medaglia d'oro. Però mi piacerebbe anche vincere un Mondiale. E il Giro. E anche la Vuelta».
Eddy, Tadej ha punti deboli?
M: «Credo di no. Ha la mentalità e la professionalità del grande campione e quando li hai non hai punti deboli».
Photo M.Reggiani