Ogni piccolo dettaglio in una corsa di ciclismo è importante, ma se parliamo di prove a cronometro, allora, i dettagli diventano veramente fondamentali. Anche quelle piccole cose, che possono sembrare insignificanti, in una prova contro il tempo aiutano ad essere più aerodinamici, dando maggiori possibilità di conquistare la vittoria. Questo ci riporta a quanto è accaduto alla Alpecin-Fenix, quando finì a tarda notte di sistemare la bici da crono di Van der Poel. Avevano lavorato solo sulla posizione? No i meccanici della Alpecin-Fenix stavano aspettando due ruote, che niente di meno, dovevano arrivare da Andorra, ad oltre 900 km da Chergè, luogo da dove sarebbe partita la prova a cronometro. Perché tanto mistero dietro quelle ruote? Perché non erano della Shimano, che sponsorizza il team di Van der Poel, ma della Ineos-Grenadiers. Tutto è nato dal manager della squadra Christoph Roodhooft, un vero maniaco in fatto di materiali e che non voleva assolutamente perdere la maglia gialla che avevano conquistato.
Roodhooft il giorno prima della prova a cronometro, aveva improvvisamente ricordato una conversazione avuta con l'olandese Meindert Klem, un ex vogatore con il quale andava in bicicletta e che lavorava per la Carbonworks. Roodfhoof voleva il meglio e per questo ha chiamato Shimano per chiedere se potevano usare altro materiale, solo per la gara del mercoledì. La Shimano ha deciso di chiudere un occhio, se questo fosse servito a far mantenere la maglia gialla a Van der Poel. Le ruore vengono individuate e sono le Princeton Blur 6560, del valore di circa 3600 euro a coppia, ma il problema non è l’aspetto economico, ma che queste ruote nel World Tour vengono utilizzate solo dal Team Ineos, che sicuramente non avrebbe accettato di cedere una coppia di ruote ad un altro team.
Va detto che la Ineos, non solo utilizza queste ruote, ma durante l’anno paga una quota ai produttori, per effettuare appositi studi e sviluppi sui materiali, quindi investono nella ricerca dell’azienda. A questo punto, una volta individuato il modello, il problema è come far arrivare le ruote alla Alpecin Fenix. A trovare una soluzione è sempre l’ex vogatore Klem, che decide di chiedere le ruote a Cameron Wurf della Ineos, le sue ruote non utilizzate. La coppia di cerchi però, si trova ad Andorra e allora Klem, decide di chiedere aiuto ad un suo amico, Mark Putter, proprietario dell’albergo Les Deux Vélos che si trova nel villaggio pirenaico di Biert.
E’ iniziata così una corsa contro il tempo, in cui le ruote hanno viaggiato nell’auto dell’albergatore per 900 km e in 10 ore sono arrivate a Rennes, dove c’era il campo base dell’Alpecin-Fenix. Mark Putter nel suo viaggio verso la Francia continuava a ripetere queste parole: «Sono un uomo che va pazzo per il ciclismo e quello che Mathieu van der Poel ha dimostrato in questo Tour è incredibile e io se posso, ho l’obbligo di aiutarlo. Sarei felicissimo se proprio grazie a queste ruote, che io sto portando, Mathieu riuscisse a mantenere la maglia gialla».
Lo scorso anno su queste ruote vennero fatti anche dei test nella galleria del vento e in effetti, risultarono le più veloci. Ma Van der Poel nella cronometro da Chergè, ha indossato anche un casco e dei copriscarpe, non utilizzati dal resto del team. Il casco ad esempio era quello della Lazer in uso alla Jumbo-Visma mentre i copriscarpe a righe erano della Aerocoach.
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