Gran parte dei corridori ciclisti sono figli d’arte, anche se la definizione viene normalmente utilizzata solo per chi ha il papà che ha gareggiato tra i professionisti. Il neo-campione lombardo degli juniores Sebastiano Minoia e suo fratello Alessandro, esordiente, sono speciali figli d’arte: papà Alberto è stato sì un professionista, ma del Dio pallone, giocando sfide importanti in Serie A.
Il calciatore Alberto Minoia, nato il 6 maggio 1960, è cresciuto nel vivaio del Milan. Nelle giovanili Alberto era stopper o terzino destro, marcava in genere l’attaccante avversario più pericoloso. E dietro a Minoia giostrava il formidabile libero Franco Baresi. Per Alberto l’esordio in Serie A è arrivato presto: “Allora la rosa del Milan e di altre grandi squadre di Serie A non superava le 16 unità – fa notare Alberto, che attualmente lavora come responsabile della logistica all’aeroporto di Orio al Serio – e bastavano un paio di infortuni o una squalifica a creare problemi agli allenatori. In una situazione d’emergenza il grande Nils Liedholm a Milanello mi chiamò dicendomi di che probabilmente avrei esordito in Serie A. Infatti mi schierò dal primo minuto a Bergamo nel match contro l’Atalanta”.
Era il 22 ottobre 1978, vinsero i rossoneri 3-1. “E’ il ricordo più bello che ho della mia carriera da giocatore, con lo stadio pieno, tanto entusiasmo, emozione enorme”. Quel giorno Liedholm nel secondo tempo schierò anche Fabio Capello a centrocampo. E la settimana dopo, il 29 ottobre, Alberto partì nuovamente titolare in Milan – Fiorentina 4-1. Minoia segnò il gol dell’uno a zero al quinto minuto del primo tempo. “Altra grande emozione, seppur differente da quella dell’esordio, con tutto San Siro che scandiva il mio nome”.
Il Milan del debuttante Minoia si laureò Campione d’Italia ’78-’79 e mise sulla maglia la stella dei 10 scudetti. Nella stagione successiva invece lo scudetto andò all’Inter e Minoia in rossonero giocò 11 match. “Le calcioscommesse condizionarono il Campionato ’79-’80 – fa notare Alberto – e per i giovani la situazione era difficile”. Il Milan finì in Serie B per decisione del giudice sportivo. La squadra vinse il Campionato di B ’80-’81 con Minoia protagonista in 22 partite. E il successivo Campionato di Serie A (5 presenze per Alberto) finì ancora male per i rossoneri.
“Nel giugno ’83 siamo retrocessi in B sul campo, non a tavolino”, sottolinea. “Purtroppo ho giocato nel Milan in anni difficili, la società aveva enormi problemi”. E la carriera di Alberto proseguì in Serie B con maglie di Sambenedettese (una stagione, 27 presenze e un gol), Arezzo (5 anni, 159 partite con 4 reti), Taranto (un campionato, 27 match, 2 gol), infine due stagioni in C a Montevarchi (52 match). “Una serie di guai muscolari hanno condizionato la mia carriera”.
Alberto è diventato bresciano: vive a Ghedi con la moglie Ilenia e i figli Amerigo, 19 anni, Sebastiano, 18, Alessandro, 13, e Vittoria, 5. “Io arrivo dal calcio – precisa papà – però non mi sono mai permesso di dire ai miei figli che dovevano diventare calciatori. Ho sempre detto a loro di seguire l’istinto, soprattutto di divertirsi. Quando mi hanno chiesto il permesso per correre in bici ho dato immediatamente l’ok. Ho sempre avuto anch’io la passione per la bici; ero tifoso di Beppe Saronni. Io abitavo a Palazzolo Milanese, Beppe prima a Buscate poi a Parabiago, quindi eravamo anche vicini di casa. La bici ho provato ad utilizzarla per recuperare più velocemente dopo degli infortuni, distorsioni e altro”. Di figli corridori Alberto Minoia in realtà ne ha tre: “Anche Amerigo, il maggiore, aveva iniziato a gareggiare in bici, però si è accorto che il ciclismo è una disciplina molto faticosa e ha desistito”. Alessandro essendo alla prima annata da esordiente è ancora in fase formativa. Lo junior Sebastiano oltre al Campionato lombardo vinto con un blitz da finisseur ad Albese (Como) quest’anno ha trionfato in una tappa al Giro del Friuli. Su strada aveva vinto 4 corse da allievo e 1 da esordiente, e altri successi li ha ottenuti in pista. “Sebastiano si allena spesso al velodromo di Montichiari”, specifica papà. “E’ un corridore dotato di notevole recupero e specialmente dopo le salite conserva energie per la sparata. E quando gareggia due giorni di fila ha pure un recupero eccellente. Chissà, forse in futuro Sebastiano emergerà nelle corse a tappe”.
Alberto Minoia in fondo al cuore è ancora tifoso del Milan, però ha affidato i suoi figli corridori ad un grandissimo tifoso dell’Inter: Tiziano Gozio, diesse della Feralpi Monteclarense. “In occasione di belle vittorie dell’Inter – spiega Alberto sorridendo - soprattutto il due maggio, quando i nerazzurri hanno acquisito la matematica certezza di essere Campioni d’Italia, Tiziano mi ha un po’ sfottuto. Ma gli sfottò da uno come lui li accetto poiché è un grande maestro di ciclismo. Lui e gli altri tecnici della Feralpi stanno insegnando benissimo ai miei figli corridori”. Papà Minoia segue Sebastiano e Alessandro con grande passione ma senza scomporsi, con aplomb quasi inglese. “Alle loro gare mi diverto a prescindere dal risultato. Non mi sento sui carboni ardenti in attesa del risultato finale: se c’è la vittoria gioisco, però la finalità principale è che “Seba” e Alessandro si divertano. Spero continuino a divertirsi”. Benchè non abbia mai giocato in Nazionale, Alberto Minoia in questi giorni ha gli azzurri di Mancini nel cuore: “Mancini ha inserito con successo tanti giovani ed è riuscito a trasmettere ad ogni azzurro entusiasmo e soprattutto la fame giusta. Già, la vera fame, quella che caratterizzava la mia generazione e chi ha giocato prima di me. Non è stato facile per Mancini perché nell’era attuale società calcistiche e procuratori speso danno ai giovani dei segnali sbagliati. Forza azzurri, vincete il titolo d’Europa!”.
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