E’ arte: il rovescio a una mano di Roger Federer, il Cristo agli anelli di Yuri Chechi, il tunnel di Omar Sivori. E’ spettacolo: la sospensione volatile di Michael Jordan, la beduina pallanotistica di Gildo Arena, l’immobilità nelle cronometro di Jacques Anquetil. E’ allenamento: le distanze chilometriche di Fausto Coppi, il martirio quotidiano di Pietro Mennea, le evoluzioni aeronautiche di Klaus Dibiasi. Ed è sempre storia: scritta su una pedana o su un tornante, in un’arena o in un diamante, nell’area dei 22 metri o in quella dei tre secondi.
Sport: la vita scandita in tempi, set e round, presa a calci, salti e lanci, disputata su strade, ghiacciai e piscine, concentrata in quadrati, rettangoli ed ellissi. Rappresentazione della guerra, metafora dell’esistenza, espressione della bellezza. “Lo sport è una delle grandi forze che muovono il mondo, l’economia, le identità, le emozioni. La politica – esordisce Rudi Ghedini in “Rivincite” (paginauno, 460 pagine, 18,50 euro). Fiancheggia il potere, lo usa e si fa usare, lo tiene a distanza o l’abbraccia voluttuosamente. Può agire da detonatore o da anestetico, rafforzare o scardinare i meccanisimi politici. Da oltre un secolo è impossibile indicare la linea di confine, dove comincia la politica e dove finisce lo sport”.
“Rivincite” è la storia dello sport e lo sport della storia. Un’infinità di sfide e avventure. Ghedini evita ordini cronologici e divisioni settoriali, si affida a categorie elastiche, da “messaggi” a “ispirazioni”, passando attraverso “colori” e “palcoscenici”, cominciando e concludendo con Tommie Smith e John Carlos, e anche Peter Norman, sul podio olimpico dei 200 metri nel 1968, i primi due statunitensi neri, il terzo australiano bianco. “I due hanno studiato l’immagine da imporre, ma pare sia proprio Norman, nello spogliatoio, a suggerire di dividersi l’unico paio di guanti: Carlos li ha dimenticati, Smith gli passa uno dei suoi”. E non è tutto. “In quello spogliatoio c’è un altro bianco, Paul Hoffman, membro della squadra Usa di canottaggio: è lui a donare all’australiano la spilla dell’Olympic Project for Human Rights, ideato da Harry Edwards. Per questo, Hoffman verrà allontanato dalla nazionale e accusato di cospirazione”.
C’è anche il ciclismo in “Rivincite”. C’è Alfonsina Morini, più conosciuta come Alfonsina Strada, “il diavolo in gonnella”, la prima donna (e l’unica) a completare un Giro d’Italia (anche se fuori classifica), nel 1924 (e nel 1938 avrebbe migliorato il record dell’ora). Ci sono Fausto Coppi protagonista nel Giro d’Italia della rinascita, il ritorno alla vita dopo la Seconda guerra mondiale, e Gino Bartali, che salvò la patria al Tour de France del 1948 dopo l’attentato a Palmiro Togliatti. Ci sono Alfredo Binda e Vincenzo Torriani, tutti e due candidati democristiani e tutti e due usciti sconfitti dalle elezioni, “il trombettiere” nel 1948 e 1953, “il patron” nel 1953 e nel 1958. Ci sono i corridori partigiani, come Alfredo Martini, e quelli repubblichini, come Fiorenzo Magni, ci sono i corridori colpevoli di doping, come Lance Armstrong e Floyd Landis, ma c’è anche l’ex presidente dell’Uci Hein Verbruggen, accusato dallo stesso Armstrong perché “sapeva del mio utilizzo di sostanze dopanti e mi aiutava a nasconderlo. Fu una delle persone che mi permise di portare a termine il Tour de France del 1999 nonostante fossi risultato positivo a un test”. Infine ci sono 304 opere, tra libri e giornali, citati nella bibliografia.
Sì: lo sport è arte, spettacolo e – sempre – storia. E’ anche letteratura. “Questo – avverte Ghedini – non è esattamente un saggio, né si può definire narrativa. E’ un ibrido necessario al mio scopo: raccogliere storie in bilico fra storia e politica, epica e cronaca. La memoria fa strani scherzi”. “Rivincite” ritorna, ritrova, rivede, riscopre, rivince.
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