Andrea Piccolo si prepara ad affrontare la sua prima stagione da professionista. A soli 19 anni il milanese di Pontevecchio di Magenta è pronto a spiccare il volo nel grande ciclismo con l'Astana Premier Tech.
Cosa si prova a essere in una squadra World Tour a soli 19 anni?
«Una sensazione indescrivibile, mi sembra di volare. È emozionante, è tanta roba indossare in allenamento la maglia della Astana. Mi sento un privilegiato. Sono davvero onorato di far parte di questa grande famiglia, di questa grande squadra, e sento proprio il dovere di ripagare la fiducia. Non vedo l'ora di cominciare la stagione».
Ancora da definire dove avverrà l'esordio in gara di Andrea Piccolo, probabilmente in primavera.
«Dire oggi dove e quando debutterò proprio non lo so. Il mio programma non è stato ancora scritto anche per via di questi continui rinvii delle corse. Penso che il team abbia tutte le ragioni di far correre determinati corridori che in questo momento hanno grandi risorse e più esperienza di me».
Come stai, Andrea?
«Sto bene, sono sereno e tranquillo, e sto facendo le cose al meglio secondo i programmi prestabiliti con la mia società. Dopo il ritiro di Benidorm nel mese di gennaio, sono tornato in Liguria a casa di mio nonno. Il clima di Andora è ideale per uscite giornaliere e anche per lunghi distanze».
Che clima hai trovato in Astana Premier Tech, e quali sono i tuoi punti di riferimento?
«Beh, l'ambiente è ottimo e non poteva essere altrimenti. La serietà che c'è è da grande club e ci sono tanti campioni dai quali c'è solo da imparare. Con Fuglsang e Lutsenko non ho avuto la possibilità di confrontarmi come desideravo, per via anche delle distanze imposte dal covid, ma è da loro che devo solo cercare di imparare e crescere. E naturalmente da Giuseppe Martinelli, una personale molto speciale per me, con il quale mi sento tutti i giorni e che ringrazio di cuore».
Da juniores e under 23 non hai avuto problemi a digerire le salite, sarà così anche con i professionisti?
«Qua è diverso, già in allenamento ti accorgi che il colpo di pedale è cambiato rispetto a quello che avevi nelle categorie minori. E' tutta un'altra musica, il ritmo in salita è vertiginoso e quando aprono il gas c'è da soffrire. Stando assieme ai professionisti si cresce sia mentalmente che fisicamente. Come ho già detto, non vedo l'ora di cominciare».
C'è la possibilità che tu possa correre un grande Giro?.
«Non credo, vista la mia giovane età rischierei di bruciare le tappe. Sono fra i corridori più giovani del gruppo, non ho fretta e questo gioca a mio favore. E poi con Martinelli abbiamo deciso di optare per le gare a tappe di una settimana».
Cosa ne pensi delle scelte della Rcs per il Giro d'Italia 2021: sei d'accordo?
«Sono scelte che non spettano a noi corridori. Essendo il Giro una corsa tutta italiana è giusto dare la precedenza ai team di casa nostra, che investono molto e vogliono portate la loro immagine in bella evidenza nelle grandi corse. Lasciare a casa una grande squadra come nel caso della Arkea Samsic è forse discutibiile, ma non spetta a me dare giudizi».
Sei gli italiani della Astana Premier Tech: oltre a te, ci sono Battistella, Boaro, Felline, Martinelli e Sobrero.
«Sebbene siamo una squadra multinazionale, comunichiamo meglio fra di noi. In particolare mi sono subito trovato a mio agio con Felline, è ben disposto al dialogo e con lui ho un buon feeling: mi ha fatto vedere il mondo dei professionisti da un altro punto di vista».
Completo, forte a cronometro, è stato campione europeo con gli juniores, in volata e in salita: Andrea Piccolo sta lavorando sodo per arrivare ad un alto livello di forma. Nonostante un problema di emorriodi, che lo ha costretto a qualche giorno lontano dalla bicicletta, il giovane talento della Astana Premier Tech è tornato a lavorare sulle strade delle Riviera di Ponente, ospite del nonno paterno Antonio.
«Gli esami hanno riscontrato il problema, ma è quasi risolto. Ora come ora sono tornato a pedalare, ma senza chiedere troppo al fisico. Valuterò meglio la condizioni nei prossimi giorni».
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