Ormai andiamo tutti quanti a compiere una settimana, la prima settimana di Giro, e bisognerà pur dirne qualcosa a livello di bilancio globale, non per sentito dire ma per effettivamente visto.
Questa volta non è un compito simpatico, almeno per quanto mi riguarda, perchè è sempre fatica immane e dolore acuto dire male di una creatura amata. Però qualcuno lo deve pur fare, però non bisogna temere la verità. E allora mi faccio avanti senza problemi, perchè questo è in fondo il dovere di ogni osservatore sereno e obiettivo, per quanto il compito possa risultare antipatico, rognoso, sgradevole. D'altra parte, quante volte ci siamo ritrovati a parlare di un grande Giro. Purtroppo, non è sempre così. Purtroppo, non stavolta.
Ma guardiamola dall'alto, dal drone della visione d'insieme, la nostra creatura. Parlo delle vicende agonistiche del Giro, da chi e come viene corso, ovviamente. E' ben poca cosa. Mi si dirà che non lo era neppure in partenza, per via del Covid, per via del calendario forzato, per via dell'esodo al Tour, per via della conseguente siccità di big al via. Eppure, nonostante tutte queste pessime premesse, qualcosa si poteva sperare. Il problema è che poi la realtà, alla prova dei fatti, si è rivelata ancora più carogna e più sadica.
Già erano pochi e contati, poi ci hanno pensato tombini e borracce, con contorno di transenne ed elicotteri, a rendere lo spettacolo ancora più striminzito. Meglio: finora i clamorosi colpi di scena li hanno concessi proprio loro, tombini e borracce, transenne ed elicotteri. Quanto al vento di Brindisi, quello fa parte della storia classica di qualunque grande giro. Soprattutto al Sud.
Al netto del singolo dettaglio, una settimana dopo il via, il quadro è sotto gli occhi di tutti: se non fosse che noi italiani riusciamo a tenerci su con il tifo per Nibali, se non fosse che sempre noi italiani ci siamo ritrovati un nuovo supereroe come Ganna, il Giro in sé avrebbe ormai tutti i connotati del Giro B, che non sta per Bio, e neanche per percorso alternativo in caso di bufere, ma per ripiego, riserva, seconda serie.
Non credo di ricordare male: soltanto un mese fa vedevamo davanti al gruppo autentiche armate come Jumbo e Ineos, o roba simile. E comunque lì in gruppo, senza tanto girarla, c'erano tutti gli organici migliori di tutte le squadre, salvo quella di Nibali, in definitiva. Era anche meno di un mese fa ed era il Tour. Era la serie A del ciclismo. Certo che ci brucia dirlo. Certo che ci fa male. Ma se vogliamo dire la verità, non possiamo non dire questo.
Adesso è tutto un altro campionato. Tutta un'altra atmosfera. Fuori Thomas, siamo aggrappati al duello Fuglsang-Nibali, con tutto che pure Fuglsang ce lo dobbiamo un po' gonfiare noi, perchè ai 35 anni ancora non ne ha azzeccata una, nei grandi giri. E poi si spera vivamente, con riti vudù e amuleti speciali, che gli Almeida e i Kruijswijk s'inventino l'uovo fuori dalla cavagna. Ma non è molto, riconosciamolo. Sicuramente non è il primo Giro così debolino, di certo sono anni che non se ne vede uno del genere. Lo stesso controllo della corsa è una pagina bianca che chiunque, ogni giorno, può riempire. So benissimo che questo spartito senza righe e senza note si porta dietro un certo fascino, perchè in qualsiasi momento qualcuno può prendere in mano la bacchetta, inventandosi qualcosa d'imprevedibile. Ma a questa visione molto ottimistica si può rispondere fatalmente dicendo che si tratta del classico copione di una corsa minore, come le corse dei ragazzini.
Bisogna tuttavia fare esercizio di doveroso realismo e accettare stoicamente la sorte assegnata dal cielo: è quanto ci tocca per altre due settimane. Giocoforza, bisognerà tenerne conto alla fine, quando si peseranno in senso assoluto i risultati. Anche il Tour era un Tour nell'anno infernale del Covid, ma tecnicamente è rimasto il vero Tour. Questo Giro, per mille coincidenze nefaste, non è tecnicamente un vero Giro. Senza inutili ipocrisie, dopo l'ultima tappa dovremo chiederci: quanto vale, davvero, il Giro 2020? Dall'aria che tira, la risposta potrebbe essere questa: comunque un Giro molto movimentato, imprevedibile, a suo modo divertente. Come un Cittadella-Reggina, match-clou della serie B. Match-clou, ma sempre di serie B.