L’Italia in questa stagione così particolare è grande protagonista del ciclismo che conta. Finito il lockdown, le corse WorldTour sono ripartite dal nostro Paese, prima con Strade Bianche e poi con la Milano-Sanremo e abbiamo ospitato i Campionati del Mondo su strada a Imola. Sabato, ci sarà il via del Giro d’Italia, l’evento più atteso, che chiuderà la stagione nel Bel Paese. Mauro Vegni direttore della corsa rosa e di tutte le altre corse organizzate da RCS Sport, tira le prime somme e ci racconta del Giro che sta per iniziare.
Il Mondiale si è appena concluso, a breve si partirà con la vostra corsa: che effetto le ha fatto andare ad Imola da spettatore?
«E’ sempre motivo di orgoglio assistere ad un Mondiale in casa. Dobbiamo fare i complimenti agli organizzatori, che in pochi giorni hanno messo in piedi un evento perfetto. E’ un segnale molto forte, anche in vista del Giro che partirà a breve. Con un atleta italiano come Ganna che ha conquistato la medaglia d’oro e che sarà alla partenza da Palermo con la maglia di campione mondiale».
Come ci stiamo avvicinando a questo Giro d’Italia?
«Con tante difficoltà, non lo nascondo. Esiste un problema sanitario importante, che prende molte energie. Dobbiamo fare i test e controllare le bolle, per garantire la massima sicurezza a tutti gli atleti e al personale che segue la corsa e tutto questo non è facile».
Ci sarà il pubblico?
«Purtroppo quest’anno dovremo rinunciare al pubblico alla partenza e all’arrivo. I tifosi saranno sulle strade e, come abbiamo potuto vedere a Imola, sono stati un esempio per tutti. Hanno seguito le corse in modo composto, facendo il tifo, ma senza invadere le strade e con le mascherine sul viso, rispettando il distanziamento sociale».
Il pubblico manca sulle strade, ma sta seguendo da casa le corse. Come stanno andando gli ascolti?
«Gli spostamenti delle corse da marzo ad agosto hanno fatto registrare ottimi ascolti: anche quelli della Tirreno-Adriatico, in concomitanza con il Tour de France, sono stati molto alti, meglio delle aspettative. Certo agosto per noi è un mese particolare, la gente è in vacanza e dopo il lockdown è uscitia, ma nonostante questo veramente non possiamo lamentarci. Dobbiamo pensare che in una situazione così difficile siamo riusciti a portare a casa tutte le corse».
Si parla di sicurezza e dei famosi tamponi e in molti fanno i confronti tra il Tour e la nostra corsa. Come si è organizzato il Giro?
«Partiamo dal presupposto che io guardo quello che succede in casa nostra e non quello che avviene a casa degli altri. Una cosa è certificare di star bene e una cosa è fare dei test. Tutta l’organizzazione ha fatto i tamponi venerdì scorso e li rifarà a Palermo insieme a tutte le squadre. I tamponi verranno ripetuti sia nel primo giorno di riposo che nel secondo, pertanto mi sento di dire che ci stiamo muovendo seguendo i protocolli di sicurezza, come ha fatto il Tour».
I rappresentanti di stampa e tv al Tour de France sono stati sottoposti a tamponi che sono stati validati da un medico e sarà così anche alla Vuelta. Al Giro verrà applicato lo stesso protocollo?
«Chiediamo delle certificazioni, non possiamo obbligare dei soggetti esterni all’organizzazione di sottoporsi a dei test. Probabilmente Italia e Francia vivono in due realtà un po’ diverse. Chiediamo a tutti una certificazione in cui attestano di essersi sottoposti a controlli e di essere in buona salute. In ogni caso tutti i soggetti saranno al di fuori della bolla degli atleti e ci sarà una tracciabilità attraverso dei badge e misureremo la distanza di sicurezza tra le persone, pretendendo che venga rispettata».
Ci sono stati dei casi di falsi negativi tra gli atleti, costretti per questo ad abbandonare la corsa. Avete previsto dei doppi test?
«Certamente, e comunque noi non allontaniamo l’atleta, ma lo isoliamo e facciamo i tamponi a tutta la squadra per 3-4 giorni consecutivi per vedere che nessuno abbia problemi.Mandare a casa l’atleta o la squadra in caso di due positività, in un anno particolare come questo, lo trovo veramente ingiusto. Blocchiamo l’atleta».
Quindi conferma che non sarà come al Tour, non verrà mandata a casa la squadra con due soggetti positivi?
«Assolutamente no. Noi non mandiamo a casa nessuno, l’ho già detto e lo ripeto. Se un autista o un massaggiatore dovessero essere positivi, verranno isolati. Due persone non sono una quantità per me sufficiente. Non è giusto rovinare l’intero lavoro di una squadra, che ha investito per correre un Grande Giro».
Si parla molto della terza settimana del Giro, dove arriveranno le montagne e potrebbero esserci problemi con il meteo, non tanto per la neve ma a causa della pioggia. Come vi state organizzando?
«Non credo che il problema saranno la pioggia o la neve, ma eventualmente la temperatura. La pioggia da sola non crea disagi, ma una pioggia con 11 gradi sì, perché l’atleta avrebbe una percezione di zero gradi. La neve la gestisci, ma la temperatura ci preoccupa».
Avete pensato a dei piani alternativi in caso di maltempo?
«Un conto è la neve quando sali in quota, che obbliga alla chiusura delle strade, ma in caso di pioggia non si possono fare chiusure. Faremo le opportune valutazioni quando saremo sul posto e se ci saranno condizioni meteo avverse».
Il calendario a causa del Covid19 è stato stravolto, la corsa che ha subito più cambiamenti è stata la Milano-Sanremo, con data e percorso. E’ stato così problematico per la corsa?
«Il percorso non è assolutamente dispiaciuto, al pubblico e ai corridori è piaciuto molto. Dobbiamo ricordarci che la corsa c’è stata in agosto, in marzo nelle vallate del cuneese sarebbe diverso. Torniamo ancora una volta sul problema temperature percepite. Comunque stiamo facendo le nostre valutazioni. Il simbolo della Sanremo è la costa, ma rimane anche il dispiacere per quei Comuni che non hanno voluto il passaggio di una corsa così antica e bella, che nella sua storia si è fermata solo con la Guerra. Onestamente quell’ostracismo mi ha indispettito tantissimo, ed è il motivo per il quale sto ancora riflettendo sul percorso».