Saranno anche piccoli ma da anni fanno le cose in grande e lo fanno sempre di più. La Slovenia sorprende il mondo, ma forse la cosa più sorprendete è che ci sia ancora qualcuno che si sorprenda, perché questa piccola nazione di poco meno di 3 milioni di abitanti, che il 25 giugno del 1991 chiese l’indipendenza alla Jugoslavia, in questi anni con lo sport ha costruito una grande storia e non solo nel ciclismo.
È chiaro, avere due sloveni ai primi due posti del Tour fa un certo effetto, ma è la diretta conseguenza di una visione d’insieme più ampia e complessa, che pone lo sport al centro della promozione di una nazione giovane che ha voglia di far conoscere il proprio territorio.
Primoz Roglic e Tadej Pogacar, uno in maglia gialla proiettato verso Parigi (oggi si riprende con la 16° tappa: La Tour-du-Pin – Villard-de-Lans di 164 km, con arrivo in salita); l’altro in maglia bianca di miglior giovane, due tappe già vinte e 40” da recuperare al connazionale per provare a sognare in grande.
Quello che succede al Tour, evento mediatico inferiore solo a Olimpiade e Mondiale di calcio, che però si disputano – Covid permettendo – ogni quattro anni, non passa inosservato. Due sloveni ai primi due posti lanciati nella settimana conclusiva e decisiva verso Parigi fa notizie e scatena anche mille e più illazioni. Sospetti e mugugni che non sono assolutamente emersi il 17 settembre del 2017 quando Lubiana è impazzita di gioia per il titolo europeo conquistato nel basket con un quintetto base da sogno: Vidmar, Muric, Blazic, Doncic, Dragic. Ora è pronta a celebrare questi due fenomeni del pedale, che stanno riempiendo i pomeriggi di questo scampolo di fine estate. «Che la Slovenia abbia lo sport al centro dei propri progetti non è un mistero, è la nostra storia che lo dice – ci spiega Andrej Hauptman, 46 anni, ex corridore professionista e oggi apprezzato maestro dello sport sloveno, scopritore di Tadej Pogacar -. Il nostro Paese ha sempre creduto nella pratica sportiva, primo perché fa bene, allo spirito e alla mente. I ragazzi che praticano uno sport poi studiano meglio. È educativo: c’è da seguire un programma, degli orari, delle tabelle di allenamento. Insomma, ti forma e ti forgia. Ma alla base di tutto c’è un progetto governativo, che coinvolge tutte le scuole del nostro Paese. Io, per esempio, almeno una o due volte all’anno vado alla ricerca di giovani talenti, che hanno voglia di praticare ciclismo o penso possano avere talento per svolgere questa disciplina. Così fanno a loro volta istruttori di calcio, basket e pallavolo, sci alpino e di fondo, salto con gli sci e via elencando. C’è un sistema e mi sembra che i risultati si vedano ad occhio nudo. Ciclisticamente parlando noi dobbiamo poi solo ringraziare voi italiani, perché nonostante siate sempre troppo critici con voi stessi – e questo è forse il vostro vero limite – siete un esempio, un punto di riferimento per tutti, una scuola riconosciuta e riconoscibile e noi abbiamo la fortuna di poter venire da voi a correre, per imparare de fare esperienza».
La Slovenia una piccola potenza. Nel basket, come già detto, sono una realtà (nella pallavolo due argenti europei nel 2015 e 2019 con due allenatori italiani: Giani e Giuliani). Luka Doncic (nella foto di apertura) da due stagioni gioca in Nba, ha soli 21 anni come Pocagar e dopo aver vinto con il Real Madrid ora è a Dallas. È considerato come uno dei talenti più puri tanto da battere tutti i record di Michael Jordan alla stessa età nei playoff NBA da debuttante: punti, rimbalzi e assist in una sola partita.
Nel calcio ci sono due portieri che noi italiani conosciamo molto bene: uno è Samir Handanovic, estremo difensore dell’Inter e l’altro è Jan Oblak che difende la porta dell’Atletico di Madrid. Ma sloveno è anche il talento dell’Atalanta, Josip Ilicic.
Ma la Slovenia è famosa anche nello sci alpino. Juri Kosir è stato un ottimo atleta nell’era di Alberto Tomba, Klementina Maze, per tutti Tina, è stata una delle più forti sciatrici nel primo decennio degli anni Duemila. Quattro medaglie olimpiche, tra cui due ori a Sochi in discesa libera e slalom gigante, 9 medaglie iridate con quattro titoli (a Garmisch-Partenkirchen 2011, Schladming 2013 e Vail/Beaver Creek 2015), la Coppa del Mondo 2013 con 2014 punti e altre tre coppe di cristallo di specialità, 26 vittorie in cinque discipline diverse e 81 podi. Numeri a parte, Tina è stata un simbolo della Slovenia in giro per il mondo, riconosciuta anche per la sua naturale bellezza. Dopo di lei Ilka Štuhec, classe 1990: 7 vittorie in Coppa del Mondo, la seconda piazza nella classifica generale e due coppe di cristallo di specialità in discesa libera e combinata. Un’altra atleta poliedrica delle nevi, in pratica un clone di Tina "la regina delle nevi".
Da noi poco conosciuto e praticato il salto con gli sci, specialità nella quale si è fatto apprezzare in giovane età Primoz Roglic, l’attuale maglia gialla. La Coppa del Mondo di salto con gli sci è da un paio d’anni davvero un affare di famiglia: Peter Prevc, classe 1992, è ormai una leggenda del salto: due medaglie olimpiche, cinque iridate, una Coppa del Mondo generale, tre Coppe del Mondo di volo e un Torneo dei quattro trampolini. Il fratellino Domen, classe 1999 come Doncic, sta battendo ogni record di precocità, e vanta già 5 vittorie e 11 podi e sembra pronto per raccogliere l’eredità del fratello. La Slovenia va a gonfie vele e non è un caso che sia fortissima in acqua, in particolare nel canottaggio e nella vela.