Compiere 30 anni, entrare in una nuova fase della propria esistenza. Senza voler disquisire se si tratti di realtà o cliché, questo concetto sicuramente calza a pennello per l'attuale momento ciclistico di Fabio Aru. Lo scalatore di Villacidro oggi completa la terza decade della sua vita e sta scaldando i motori per tornare non solo a correre (come tutti) ma soprattutto per tornare a farlo sugli alti livelli che gli competono. Come non gli capita più da tre anni.
Riavvolgiamo il nastro e catapultiamoci proprio nel 2017. Il 3 luglio naturalmente, 27° compleanno del Cavaliere dei quattro mori. Fresco campione d'Italia, già trionfatore alla Vuelta a España 2015 e salito sul podio della generale ai Giri d'Italia 2014 e '15, Aru in quel lunedì d'inizio estate arriva 17° alla 3^ tappa del Tour de France.
Due giorni dopo, taglia per primo il traguardo in salita della Planche des Belles Filles, precedendo di 16'' Dan Martin, dopo un attacco a 2 chilometri e mezzo dall'arrivo.
Dieci giorni dopo, indossa addirittura la maglia gialla. Poi persa a beneficio del solito Chris Froome, è vero. Intanto però, con un 5° posto nella classifica finale, Aru si regala il miglior Tour della sua carriera.
Dopodiché, i ben noti guai fisici e un lungo appannamento. Quel 2017 non solo è stato l'ultimo nell'Astana, prima del passaggio al neonato team UAE. Ma è stato l'ultimo da gran protagonista del gotha ciclistico. Almeno fino ad adesso.
Da compleanno a compleanno, da 27 a 30, da 2017 a 2020, il nostro augurio - nonché suo obiettivo dichiarato - è che le candeline spente oggi da Fabio Aru siano il festoso preludio di una nuova vita da corridore.
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