Le voci di ciclomercato che si inseguono in questi giorni, da Chris Froome a scendere, ci restituiscono una chiara immagine: mentre buona parte delle squadre World Tour stanno facendo i conti con la crisi da lockdown pandemico, la Israel Start-Up Nation naviga a gonfie vele.
Cosa – o meglio chi – si cela dietro questo ottimo stato di salute è abbastanza noto: il 61enne imprenditore ebreo canadese Sylvan Adams, che da qualche anno si è votato alla promozione di Israele.
Come ho avuto modo di accennare su JoiMag, rivista online italiana sul mondo ebraico, Adams ha colto le potenzialità del “soft power” (diffondere il proprio Paese nel percepito comune attraverso i fenomeni culturali e popolari, come arte, intrattenimento e sport) e ha messo sul piatto le sue enormi risorse finanziarie per lo sport israeliano. E quale disciplina più del ciclismo può essere funzionale per promuovere un territorio?
Nel 2015 ha esordito nel professionismo la Israel Cycling Academy che, innervata dagli investimenti di Adams, è arrivata a ottenere per il 2020 l'iscrizione al World Tour, cambiando nome nell'attuale Israel Start-Up Nation: sempre più esplicito il nesso tra espansione del movimento ciclistico e consolidamento dell'immagine del Paese (per la cronaca, Israele è lo Stato col maggior numero di startup pro capite al mondo).
Un nesso che si esprime attraverso vari aspetti: la costante presenza di corridori israeliani nel roster, anche nella massima categoria (attualmente sono quattro: Niv, Sagiv, Einhorn e Goldstein) e la partnership del team col Centro Peres per la Pace.
Nel frattempo, il miliardario canadese ha permesso la partenza del Giro d'Italia 2018 da Israele e si è fatto promotore della costruzione, a Tel Aviv, di una mastodontica rete di piste ciclabili e di un avveniristico velodromo. Le ciclabili per rendere la città una sorta di Amsterdam del Medio Oriente, il velodromo per proseguire lo sviluppo del movimento anche a livello strutturale. Il tutto strizzando l'occhio alle realtà del mondo arabo con cui i rapporti – si sa – non sono particolarmente amichevoli: in più di un'occasione, Adams ha individuato nel ciclismo un ponte con le realtà del Golfo.
Non solo ciclismo. Nel 2019 Adams ha finanziato un tentativo israeliano di allunaggio e ha portato Madonna all'Eurovision Song Contest svoltosi a Tel Aviv. Quest'anno ha finanziato il Grand Prix di judo di Tel Aviv (il judo è in grande ascesa in Israele) e, nell'ambito di una partnership tra la Israel Start-Up Nation e la scuderia automobilistica Williams, ha propiziato l'approdo in Formula Uno di Roy Nissany, divenuto così – seppur come collaudatore – il primo pilota israeliano di sempre in F1.
Del resto, anche la Israel Cycling Academy è stata la prima struttura ciclistica professionistica di Israele. Quale sarà la prossima “prima volta”? Saranno i sogni – e i soldi – di Sylvan Adams a dircelo.
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