Parli di ciclismo, parli di Ungheria. No, non è così, ovviamente. Ma mai dire mai. Per adesso si parla di suggestioni e prospettive, chiaro, ma la partenza del prossimo Giro d’Italia testimonia in un certo senso la crescita del Paese mitteleuropeo nel mondo dei pedali e delle due ruote. L’idea di Budapest venne infatti nel 2018 a Ivan Basso, sport manager del team Continental Kometa-Xstra. Una struttura sì spagnola (appartiene alla Fondazione Contador) ma legata a doppio filo con l’Italia e l’Ungheria: il main sponsor Kometa è un’azienda ungherese di carni e insaccati di proprietà della famiglia valtellinese Pedranzini. Una struttura, quindi, motivata a promuovere il ciclismo nella terra di Liszt e Houdini.
L’anno scorso la Kometa-Xstra è arrivata seconda al Giro d’Ungheria, proprio con un corridore locale: il classe ’96 Marton Dina, ingaggiato per l’occasione, a cui quest’anno si è aggiunto il connazionale non ancora ventenne Erik Fetter. In occasione di un allenamento della squadra nella Comunità Valenciana (oggi a Oliva si terrà la presentazione ufficiale della nuova stagione) abbiamo potuto parlare coi due atleti magiari: «Per noi è importantissimo rappresentare il nostro Paese in una squadra come questa – ci raccontano –. Fino a pochi anni fa un’opportunità del genere sarebbe stata impensabile per dei giovani ungheresi. Speriamo che la nostra esperienza qui possa essere una motivazione in più per i nostri connazionali e che, a poco a poco, il nostro movimento cresca sempre di più».
E un presupposto interessante su cui fondare la propria crescita c’è. È tipico dei ciclisti ungheresi formarsi nella mountain bike: «Le famiglie spesso preferiscono portare i figli in bici nei boschi anziché in strada», spiegano. E così è successo a loro. Addirittura Fetter nel 2018 è stato campione nazionale di mountain bike, e nello stesso anno ha vinto l’oro alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires nello short-track cross-country. Ed è lui stesso a spiegare come «questo ci permette di avere un’ottima tecnica di guida». Per aggiungere i risultati ai presupposti, occorre quel giusto mix di popolarità e corridori di riferimento che alimenti il circolo virtuoso di investimenti e diffusione della pratica. La nuova generazione magiara finora ha portato in World Tour i 21enni Barnabas Peak (Mitchelton-Scott) e Attila Valter (CCC) e in Pro Series il 24enne Janos Pelikan (Androni Giocattoli-Sidermec).
Ecco cosa ci dicono Fetter e Dina quando chiediamo di svelarci i loro idoli: «In Ungheria non abbiamo grandi ciclisti da prendere a modello. Da noi si preferiscono altri sport, come calcio, canottaggio e pallanuoto». Chi sono allora i loro “eroi”? Erik: «Mathieu Van der Poel». Marton: «Tao Geoghegan Hart». Chissà che invece fra 10 anni i giovani ciclisti d’Ungheria, alla domanda su chi sia il loro role model, non risponderanno Erik Fetter e Marton Dina...
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