SCINTO. «NIENTE COMPUTER IN CORSA, IMPARATE A CONOSCERVI»

PROFESSIONISTI | 24/01/2020 | 07:50
di Giulia De Maio

Un viaggio aereo può essere l'occasione per una bella chiacchierata. Ieri durante il lungo viaggio che ci ha portato dall'Italia all'Argentina ci siamo confrontati con Luca Scinto, direttore sportivo della Vini Zabù KTM. Il Pitone, come è soprannominato in gruppo l'ex pro' toscano, ci ha svelato che da quest'anno ai corridori del suo team ha vietato l'uso di potenziometro e cardiofrequenzimetro in corsa. D'accordo con il general manager Angelo Citracca e il capitano Giovanni Visconti, da domenica, giorno in cui scatta la Vuelta a San Juan, dovranno correre “a sensazione”.


«In tanti ormai sono ossessionati dai valori che leggono sul computerino e si fanno condizionare nella prestazione. Dopo la gara si giustificano dicendo: “Non riuscivo a superare i 300 watt...” o “quando tizio è scattato eravamo già a 400 watt”. Voglio che tornino a correre liberi, che imparino ad ascoltare il loro corpo, avendo come riferimento solo la velocità a cui stanno pedalando e i chilometri percorsi» spiega Scinto, che riconosce quanto l'evoluzione tecnologica sia imprescindibile in allenamento.


«Un conto è farsi guidare dai dati per svolgere dei “lavori” e rispettare le tabelle date dal preparatore, un altro è esserne succube in gara. Soprattutto per i giovani sono deleteri, alcuni sono proprio in “fissa” e non sanno gestirsi. Più di uno ha storto il naso quando abbiamo comunicato questa scelta del team, ma vogliamo vedere come reagiscono e siamo fiduciosi che farà bene a tutti i ragazzi».

A riprova ci ricorda un episodio della sua carriera: «Mi viene in mente il giorno della cronometro a Disneyland, penultima tappa del Tour de France 1997. Ero stanco morto e avevo il terrore di non riuscire ad arrivare a Parigi. Baffi, che partiva prima di me, mi consigliò: “Se la tua soglia è 170 battiti pedala a 165-168 così sarai sicuro di arrivare entro il tempo massimo”. Ero così cotto che al massimo raggiunsi i 150 battiti. Ero disperato, invece riuscii a terminare la prova e il giorno dopo a concludere la Grande Boucle. I numeri sono importanti e utili, ma bisogna saperli leggere e prima di tutto bisogna saper ascoltare cosa ci dice il nostro corpo».

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