
Sul tetto del mondo ci è salito nel modo più inusuale, cioé grazie al secondo posto e all’intervento della Var. Samuele Battistella si coccola la maglia iridata della categoria Under 23, la accarezza la guarda e la indossa con orgoglio. Perché se l’è guadagnata lottando, faticando, correndo da protagonista fino all’ultimo metro il Campionato del Mondo nello Yorkshire. Il traguardo lo ha tagliato per secondo, come dicevamo, battuto in volata dall’olandese Nils Eekhoff, poi squalificato dalla giuria per scia prolungata quando, a 128 km dalla conclusione, era rimasto attardato a causa di una caduta. Battistella era comunque lì, a giocarsi il successo in quello sprint a sette che il circuito di Harrogate ha selezionato all’ultimo giro dopo una gara estenuante e impegnativa di 173 chilometri.
«Ero arrabbiato per il secondo posto, non lo nascondo, ma felice al tempo stesso per la medaglia. Avevo la gamba buona per fare meglio - ricorda Battistella ripensando ai momenti del dopo corsa -, ma ho sbagliato il tempo della volata: dovevo partire prima, sono gli attimi che possono farti perdere la corsa e io avevo commesso un errore. Poi è arrivata la decisione della giuria e ho portato a casa titolo e maglia: ne sono felicissimo. Ero venuto in Inghilterra per essere d’aiuto ai miei compagni di Nazionale ma poi, per come si è messa la corsa, mi sono reso conto che avrei dovuto e potuto giocare le mie carte. La condizione c’era, così ho deciso di fare un po’ di selezione: sono partito molto bene e siamo rimasti subito in pochi, è stata la scelta migliore da fare».
Come hai vissuto l’attesa sulla decisione dei giudici?
«È stata una attesa che mi ha “ucciso”, non sapevo bene cosa stesse succedendo, in realtà. Ho iniziato a rendermi conto di quel che stava accadendo quando Cassani e Amadori sono entrati nella sala di attesa con il sorriso sulle labbra. In quel momento ho capito che qualcosa di grande stava per capitarmi, e un minuto dopo ero sul podio con la maglia iridata».
Battistella è dunque campione del mondo anche se gli mancherà la foto con le braccia alzate sulla linea di arrivo al fianco di Eekhoff e dello svizzero Bissegger (medaglia d’argento) mentre alla fine il bronzo è andato all’inglese Thomas Pidcock.
«Salire sul podio da campione del mondo è stata una emozione che ricorderò per tutta la vita. La prima stretta di mano l’ho ricevuta dal nostro presidente Renato Di Rocco che ha presieduto alla premiazione, poi sono arrivati gli applausi e le urla dei tifosi italiani, qualche fischio dagli olandesi, ma è normale: sono stati attimi bellissimi che mi resteranno sempre impressi nella mente. Ho vinto questo titolo con merito, lo dico a voce alta. Mi dispiace per l’olandese, ma il regolamento va rispettato».
Battistella è diretto da Francesco Chicchi, ex professionista e iridato tra gli Under nel 2002 in Belgio, ultimo italiano a conquistare il titolo prima di passare la mano proprio al suo corridore. Dopo due anni tra gli Under con la Zalf Euromobil Fior (2017-2018), a gennaio ha scelto la Dimension Data for Qhubeka, vivaio della più grande Dimension Data di World Tour che dal 2020 si chiamerà Team NTT. Forte in salita con un buon spunto in volata, si è rivelato tra gli juniores vincendo il Trofeo Buffoni e concludendo terzo al Giro della Lunigiana, vinto dall’astro nascente del ciclismo mondiale Tadej Pogacar. Proprio da juniores, nel 2016, giunse ancje quinto all’Europeo di Plumelec in Francia.
Il neoiridato è vicentino di Rossano Veneto, ma è nato il 14 novembre 1998 a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Diplomato al Liceo Artistico, è alto 178 cm con un peso forma di 64 chilogrammi. Vive con papà Daniele e mamma Angela hanno una azienda che produce ferri da stiro e i due fratelli, Stefano e Michele.
All’età di soli sette anni era già in sella con l’Unione Ciclistica Loria. Poi, da esordiente e allievo ha militato nella Giorgione Aliseo Group, quindi da juniores al Velo Club Breganze. Ha esordito tra gli Under 23 con la maglia della Zalf Euromobil Désirée Fior con la quale ha disputato, come detto, due stagioni, 2017 e 2018.
Quest’anno, tra le gare internazionali, ha vinto il Giro del Belvedere in Italia e una tappa con la classifica finale del Tour de Limpopo in Sudafrica, è stato secondo al Recioto e sesto al Piva, ma soprattutto undicesimo al Tour de l’Avenir con ben cinque top ten di tappa, a conferma di un ottimo rendimento. Una continuità che lo ha portato prima ad assumersi i gradi di capitano azzurro che alla vigilia non toccavano a lui e poi addirittura sul gradino più alto del podio. Con addosso una maglia che resterà per sempre sua.
da tuttoBICI di ottobre
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