Ieri Silvio Martinello, oggi Roberto Chiappa ed Edoardo Salvoldi. Ad una settimana dall’apertura del fascicolo “contro ignoti”, l’inchiesta sul #MeToo nel ciclismo azzurro, sollevata da “Il Giornale” con “tuttobiciweb” e la “Gazzetta dello Sport” che questa mattina illustra la situazione dell’inchiesta, vive un nuovo atto. Il procuratore capo della Federciclismo ha deciso di convocare il tecnico azzurro.
Ricordiamo che il tema del #MeToo nel ciclismo è nato in seguito alle accuse di 14 cicliste a un team manager belga (vicenda svelata da Cyclingnews a giugno e rilanciato dallo stesso sito a metà agosto e rilanciato da noi sul “Corriere della Sera”), è diventato “italiano” dopo una serie di importanti quanto inquietanti testimonianze raccolte da “Il Giornale” e “tuttobiciweb”.
Ieri a Roma, davanti all’avvocato penalista Nicola Capozzoli, investigatore della Fci, si è seduto per un’ora l’olimpionico Silvio Martinello, che ha ribadito di «comportamenti non idonei e inopportuni di un tecnico». Oggi è atteso negli uffici della Procura della Federciclo Edoardo “Dino” Salvoldi, dal 2005 il c.t. dell’Italia femminile: il tecnico più vincente, con oltre 200 medaglie in ogni categoria, dalla strada alla pista. «Credo che qui bisogna innanzitutto definire bene la terminologia. E non c’è nessuna denuncia da cui mi devo difendere. Il quadro è quello, limpido, che è stato raccontato da Vera Carrara nell’intervista alla Gazzetta», ha spiegato a Gazzetta il ct azzurro.
Il fascicolo è “contro ignoti”. Il procuratore vuole capire. E prima di Salvoldi deporrà l’ex pistard Roberto Chiappa, il quale sempre a “Il Giornale” si era detto disponibile a collaborare con gli inquirenti. Chiappa è un militare, ex Forestale oggi nei Carabinieri.
L’indagine della Federciclo è seguita di pari passo dalla Procura Generale del Coni. Chiaro e determinato il presidente Renato Di Rocco: «Se c’è un cancro, lo estirpiamo – ha assicurato il numero uno del ciclismo italiano sulla “Gazzetta” in edicola oggi -. Condividiamo tutto con il Coni, mai una nostra sentenza è stata impugnata da loro, e questo è un vanto. Ciò che dice Martinello risale al periodo dal 2005 al 2007: parlammo subito con il tecnico, che fu diffidato. Con l’etica non scherziamo».