Tadej POGACAR. 10 e lode. Taddeo è un prodigio, su questo non ci sono dubbi. La UAE Emirates perde Aru ma trova un fuoriclasse, un talento purissimo, che si porta a casa una delle tappe più belle e dure di questa Vuelta: quasi 4 mila metri di dislivello in soli 166 km, che lo sloveno, accompagnato dal suo connazionale Roglic, divora con voracità.
Primoz ROGLIC. 10. Arriva secondo, ma è sempre più primo. Questa Vuelta non si sa chi la possa vincere se non lui. Come si suol dire, la può perdere solo lui. Intanto oggi porta a casa una giornata più che positiva. Il saltatore allunga.
Pierre LATOUR. 8. Il 25enne corridore dell’Ag2r è andato forte, molto forte, ma i due sloveni ancora di più. Si deve accontentare della terza piazza, ma c’è ancora spazio per inventarsi qualcosa.
Alejandro VALVERDE. 6. Fa quello che deve fare – anche perché nella generale il “nonno volante” resta secondo - ma nel finale ingaggia con Nairo Quintana un duello da coppa Cobram al limite del ridicolo.
Nairo QUINTANA. 5. Prova a fare il diavolo a quattro, poi finisce all’inferno.
Rafal MAJKA. 6,5. Chiude sesto (6° anche in classifica), con una prova di grande sacrificio.
Miguel Angel LOPEZ. 4. Fa lavorare i suoi come pochi e nessuno, poi quando la strada si alza sotto i pedali, il pittore prende una sverniciata che lascia il segno.
Gianluca BRAMBILLA. 6,5. Entra nella fuga di prima mattina, poi leggero prova a spiccare il volo su quelle pendenze pesanti. Ancora un piazzamento (8°), per una Vuelta di grande sacrificio.
Marc SOLER. 5,5. Dovrebbe lavorare per la squadra, ma non sembra essere né concreto per gli altri, né utile a se stesso.
Bruno ARMIRAL. 6,5. Sulla rampa finale ci arriva da solo e prova a risalire quel trampolino verticale, che punta verso il cielo. Lui si aggrappa al manubrio, come un disperato attaccato ad un cornicione, prima di lasciarsi andare.
Fabio ARU. S.V. Di voti non è il caso di darne, anche perché li ho dati, e ora che è fuori dai giochi non voglio infierire. Il 29enne sardo della Uae-Emirates, reduce dal 14° posto al Tour, era venuto in Spagna con grandi ambizioni e una condizione – sulla carta – più che buona. Per questo era deciso a puntare decisamente ad un risultato degno della propria storia e del proprio talento, invece la strada gli è stata matrigna. Forse è facile dirlo adesso, ma molto modestamente durante la Grande Boucle mi ero già espresso: tenere duro per strappare un 14° posto in classifica generale, non è stata una bella idea. Come quella di aver bruciato le tappe per rientrare sulle strade di Francia. Facile dirlo adesso, ma c’è chi l’ha detto prima.
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