Un uomo solo in bicicletta. Mani basse sul manubrio, spalle ingobbite, dorsale 159, piede sinistro volonterosamente in spinta, sguardo leggermente rivolto a destra. E alla sua destra c’è una S, S come sterrato, S come salita, S come sole, S anche come solitudine, una S sullo sterrato in salita sotto il sole nella solitudine.
Eppure quell’uomo/corridore è tutt’altro che solo. C’è la bicicletta, c’è la strada, c’è la natura. E poi comunque c’è lui. Come si fa a essere solo o a sentirsi solo o a dichiararsi solo quando si è finalmente con se stessi, in compagnia (in sintonia?, in sinergia?, in lotta?, in difficoltà?) di se stessi?
E’ una delle fotografie che compongono “Insieme”, una piccola antologica fotografica di Francesco Bonasera nell’auditorium comunale di Piazza Matteotti a Bolsena, in occasione della Carrareccia, la ciclostorica in programma sabato 31 e domenica 1° settembre. Bianco e nero, formato verticale, scatti che l’autore si è regalato nelle più recenti delle otto edizioni della corsa riservata a chi pedala su telai nostalgici e in abbigliamento così demodé da essere tornato terribilmente fashion.
Francesco non campa di fotografie. Ma alle fotografie si dà, con le fotografie si confronta, nelle fotografie a volte si rivede e spesso si rivela, per le fotografie segue e insegue il mondo del ciclismo. Lo conobbi sulle strade bianche dell’Eroica, quella dei professionisti: chilometri facendo, si forma sempre un gruppetto di appassionati (fotografi, giornalisti, sportivi, famigliari, tutti quanti prodigiosamente appassionati) che aspetta i corridori tagliando per crete e fattorie, e lui e io eravamo lì ai bordi di una salita di sassi, un ascensore per il patibolo, un calvario per il paradiso. Quell’incontro si è fatto conoscenza e, modestamente, amicizia.
Così Francesco usa la macchina fotografica come io tento di fare con la tastiera del computer: scopre, coglie, racconta, descrive, salva, archivia, addirittura espone, lui che fa di tutto per non mettersi in mostra. Ma certe fotografie vanno mostrate. Perché hanno un sapore e un odore, perché hanno una temperatura e un grado di affetto che la dicono lunga sull’amore per la bicicletta e il ciclismo.
Francesco ha battezzato questa mostra (lui la chiama “progetto fotografico”) “Insieme”. Insieme come la canzone di Lucio Battisti e Mogol per Mina, come Coppi e Bartali prima e dopo cioè sempre, come le vecchie glorie locali Livio Trapè ed Eraldo Bocci il giorno della presentazione della corsa, come un uomo/una donna in bicicletta. Insieme come il gruppo anche quando la corsa esplode e si genera uno sfarfallio. Insieme “con lo spirito avventuroso di chi cerca se stesso – scrive Bonasera nella presentazione della mostra – ma con lo sguardo attento di chi ha bisogno degli altri”.
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