Dai monti si ritorna alla pianura per la 4^ tappa che propone un profilo tutto, o quasi, che punta in basso. Ritrovo e partenza sono a Padola, nel comune sparso di Comelico Superiore, con sede comunale nella frazione di Candide. E’ il comune più a settentrione della regione Veneto.
Padola, sotto il gruppo del monte Popera, sorge in una piccola, piacevole, conca ed è una frequentata meta turistica con la sua località Val Grande in prima evidenza. Il Museo della Cultura Alpina Ladina che qui ha sede presenta notevole profusione di oggetti della vita quotidiana e degli antichi mestieri del luogo. E’ motivo d’interesse l’antica “stua”, costruita nel 1521, ricostruita nel 1819, recentemente restaurata. E’ una chiusa che raccoglieva tronchi tagliati nella valle per immetterli, attraverso il torrente Padola, nel fiume Piave e fornire così legname a Venezia per vari utilizzi.
Il tracciato prevede il passaggio da Dosoledo, altra frazione di Comelico Superiore, e da Candide, sede del comune, per giungere a Santo Stefano di Cadore, sotto il Monte Col, nella cornice d’altre importanti vette, alla confluenza del torrente Padola con il fiume Piave. E’ il centro di riferimento del territorio del Comelico con la bella chiesa di Santo Stefano Martire nella piazza centrale. Il turismo, soprattutto estivo, le lavorazioni ottiche e del legno sono quelle di maggior rilievo. Dopo il passaggio dalla frazione di Campolongo, si entra nel Friuli-Venezia Giulia, provincia di Udine, incontrando Sappada, nota stazione turistica estiva e invernale, isola linguistica germanofona, passata ufficialmente nel dicembre 2017 dal Veneto al Friuli-Venezia Giulia, rimanendo comunque parte integrante del Cadore, con conformazione allungata lungo il percorso del Piave che nasce proprio nel suo territorio, alle falde del monte Peralba. E’ in una zona assai curata, incontaminata con abitazioni caratteristiche, patrimonio locale, con largo uso del legno e balconi fioriti. Di notevole interesse è la chiesa arcipretale barocca di Santa Margherita, il santuario Regina Pacis, la chiesa di Sant’Osvaldo. Sappada Vecchia è entrata nell’elenco dei borghi più belli d’Italia. Numerose sono le attrattive anche naturalistiche come cascate, laghetti, malghe e rifugi compresi nel territorio. Ciclisticamente Sappada ricorda l’episodio del Giro d’Italia 1987 quando, nella frazione con partenza da Lido di Jesolo, vinta dall’olandese Johan Van der Velde, l’irlandese Stephen Roche attaccò a fondo sulla Forcella di Monte Rest, nonostante la maglia rosa fosse rivestita dal compagno di squadra della Carrera, il bresciano Roberto Visentini. E’ una vicenda che ha fatto (e ancora fa) scorrere fiumi d’inchiostro con i protagonisti che conservano ognuno le proprie convinzioni. Nel 2018 la Tolmezzo-Sappada della corsa rosa vide la vittoria dell’inglese Simon Philip Yates che rivestiva pure, al momento, la maglia di capoclassifica.
Segue la discesa verso Forni Avoltri, in origine due borghi minerari separati, ora apprezzata località turistica con molte mete di rilievo naturalistico e paesaggistico, quindi Rigolato, sempre nell’alta Val Degano dal nome dell’omonimo torrente che nasce nel territorio, conosciuta pure come Val di Gorto, nome che deriva dall’antica denominazione, conserva costruzioni risalenti al 1600/1700. Si prospetta quindi Ovaro, altro caratteristico centro carnico che nel ciclismo è conosciuto come “la porta dello Zoncolan”, altra versione è la “porta dell’inferno”, visto la durezza di questo versante di una salita iconica del ciclismo verticale quale è il “kaiser” Zoncolan. Non si svolta a sinistra per affrontarlo ma si prosegue, in leggera discesa, per Villa Santina, in un ampio pianoro, località nota per particolari lavorazioni tessili con decorazioni floreali e pure tappeti e arazzi. Assai noto è il “frico” locale, specialità tipica friulana a base di formaggio, patate e cipolla. Segue la sua frazione di Invillino, uno dei borghi più antichi della Carnia. L’itinerario propone poi Chiaulis, frazione e sede comunale di Verzegnis, comune con molti abitati definiti “borgate”, che trae il nome dal monte che lo sovrasta, così come l’omonimo lago artificiale formato dal torrente Ambiesta che alimenta la centrale idroelettrica di Somplago, costruita in caverna, che si trova nel comune di Cavazzo Carnico conosciuto anche come Lago dei tre comuni, il più vasto lago naturale della regione. Seguendo la destra del Tagliamento si giunge, dopo avere superato la sua frazione Alesso, a Trasaghis, nota anche per la festa del lampone e del mirtillo, frutti che crescono naturalmente sulle alture dei dintorni. Nella frazione di Peonis un cippo monumentale ricorda il luogo del drammatico episodio del 3 giugno 1927 quando lungo la strada, dove si stava allenando, fu trovato, agonizzante, Ottavio Bottecchia (San Martino di Colle Umberto 1894-Gemona del Friuli 1927), primo italiano a vincere il Tour de France nel 1924 e con immediato bis nel 1925. Varie e contrastanti sono state – e sono tuttora - le versioni sui fatti che causarono le gravi ferite che ne determinarono la morte, a distanza di dodici giorni dal suo ricovero all’ospedale di Gemona del Friuli.
La corsa s’indirizza verso Artegna, nel cuore del Friuli dove, sul colle di San Martino, sorge il complesso monumentale con pieve e castello ricostruito dopo il terremoto del 1976. Artegna è conosciuta per la produzione di ceramiche e terracotte. Seguono nella tabella di marcia Magnano in Riviera, centro agricolo e industriale disposto su pendii collinari, Tarcento, con edifici civili e religiosi di rilevante interesse e il suggestivo rudere del castello sul colle di Coia, Nimis, con produzione vinicola rinomata e nella frazione di Ramandolo l’omonimo, pregiato, vino bianco. Sono di valore notevole la pieve dei santi Gervasio e Protasio e la chiesa di Madonna delle Pianelle. E’ qui nato nel 1932 Giuseppe Cainero, professionista dal 1956 con la Carpano di Fausto Coppi, al 1961, vincitore del Campionato di Zurigo 1958. Ancora in pianura per Attimis, bel centro con numerose frazioni fra cui Racchiuso, dove passa la corsa, Faedis, in un panorama di vigne, con il castello di Cucagna in fase di recupero, quello di Zucco e altri con belle ville.
Si prosegue per Togliano, una delle frazioni di Torreano e si giunge quindi a Cividale del Friuli. E’ una città caratterizzata da lunga storia la romana Forum Iulii fondata da Giulio Cesare, all’origine del nome della regione, e capitale del primo ducato longobardo del Friuli. Si è sempre distinta nelle varie epoche per storia, cultura e diversi pregevoli monumenti e architetture. L’ipogeo celtico, scavato nel sottosuolo, il complesso del Tempietto longobardo con pregiate sculture dell’alto medioevo, il Duomo con il Museo Cristiano e il Museo Archeologico Nazionale, rappresentano gli esempi, fra tanti, di maggior significato. Un simbolo cittadino è il ponte del Diavolo che scavalca la profonda gola rocciosa dove scorre il Natisone proponendo una spettacolare vista del centro storico. La gubana è il dolce tipico delle Valli del Natisone così come lo slivoviz, acquavite a base di prugne oltre a varie prelibatezze.
Nativi di Cividale del Friuli sono, fra vari altri personaggi, Paolo Diacono (720-Montecassino 799), poliedrica personalità: monaco, storico, poeta, scrittore e la grande attrice teatrale Adelaide Ristori (1822-Roma 1906) alla quale è dedicato il teatro cittadino.
Nel 2016 il Giro d’Italia ha proposto qui l’arrivo della 13^ tappa partente da Palmanova, tracciata nelle Valli del Natisone, vinta dallo spagnolo Mikel Nieve.
Con Dolegna del Collio si entra nella provincia di Gorizia, al confine quasi con la vicina Slovenia. Il Collio è zona di pregiata e nota viticoltura e in questa località spiccano il Castello di Trussio, in zona elevata sul fiume Judrio e la settecentesca villa Zorutti-Frisacco. Si superano le sue frazioni di Scriò, Lonzano, Trussio, Vencò e giungere quindi a Brazzano, già nell’ambito territoriale di Cormòns, località d’arrivo, dove a questo primo passaggio sarà disputato pure un TV. Per il traguardo finale restano da compiere circa 44 chilometri passando per Capriva del Friuli, comune con varie frazioni e produzione vitivinicola pregiata e motivi turistici attraenti anche in ambiente storico, poi San Lorenzo Isontino, nella pianura, comune prevalentemente agricolo, alle prime propaggini delle colline del Collio, poi Mossa, connotata dalle caratteristiche del territorio e giungere così a San Floriano del Collio, sede di un GPM di giornata, 3^ categoria, a m. 245, km. 2 con pendenza attorno al 10%. E’ terra di uva e di ciliegie con un importante numero di aziende agricole e larga offerta di strutture ricettive per la degustazione dei prodotti locali come la struttura del castello omonimo. Segue la veloce discesa su Ruttars, frazione di Dolegna del Collio e quindi il rientro nel territorio di Cormòns con un altro passaggio da Brazzano e quindi l’arrivo sull’altura di Monte Quarin, GP di 3^ categoria, a m. 181 con pendenza del 5,8%.
Cormòns è un centro di rilievo con lunga e articolata storia attraverso i secoli e che è testimoniata dalle sue tradizioni e dai suoi edifici monumentali con, in primo piano, il Castello, fortezza longobarda e medievale sul rilievo del Quarin, in prossimità dell’arrivo, il Duomo di Sant’Adalberto e varie altre costruzioni storiche. Ora è un vivace centro agrituristico che ha nei suoi vini, di rilevanza e diffusione internazionale, il suo punto di forza con il prosciutto crudo. In tutto il territorio sono vive e seguite tradizioni riproposte con continuità e varie attività culturali.
E’ di Cormòns, pur essendo nato a Udine nel 1938, il famoso telecronista, calciatore in gioventù, Bruno Pizzul, tornato nella sua amata terra e assiduo utilizzatore delle due ruote, anche nel suo lungo periodo milanese, che ha sempre viaggiato in bici, rifiutando la patente di guida motoristica.
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