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È arrivato dal Sibiu Cycling Tour il primo successo per il brianzolo Marco Tizza e con esso un doppio senso di liberazione: ha colto la prima sudata e più volte sfiorata vittoria da professionista, smentendo tutti coloro che non credevano in lui dal momento che faceva parte di quella schiera di corridori che hanno sofferto ad avere un contratto rischiando di chiudere in anticipo la carriera. Per la credibilità non erano bastati nemmeno i numerosi piazzamenti della scorsa stagione con la Nippo Fantini fra i quali il terzo posto al Trofeo Matteotti,il 5.o al Giro della Toscana ed il 9.o nel memorial Marco Pantani: all'ultimo istante, quando le speranze sembravano esaurirsi, il fiuto di Ivano e Cristian Fanini ha consentito a Tizza di continuare a sognare, di non mollare mai e crederci sempre.
«Una tappa vinta quando proprio non ci pensavo - ha raccontato Marco alla Gazzetta di Lucca -. La nostra squadra stava lavorando per coprire la fuga di Celano, ripreso a 400 metri dal traguardo. Io stavo in gruppo senza forzare dal momento che Pierpaolo Ficara era messo bene per la volata, ma quando ho visto che l'ungherese Valter Attila della CCC Development lo stava superando sono uscito lungo ed ho avuto la meglio».
Come hai festeggiato?
«Al mio rientro a Giusano, dove vivo, mi sono concesso un bicchiere di spumante assieme ai miei amici. In questo momento mi sento particolarmente felice di rappresentare la mia terra, la Brianza».
Quando hai iniziato a correre?
«Sono quasi nato in bici: avevo 7 anni quando ho iniziato... Sono volitivo e combattivo e mi auguro di poter fare ancora meglio nei prossimi anni. Persone preziose al mio fianco? Mio fratello Francesco, che ha 11 anni più di me e ha corso da professionista della NGC/ORC, mi è sempre stato vicino coni suoi consigli».
Su Tizza il commento di Ivano Fanini: «Marco è l'atleta italiano più piazzato ed ora diventerà l'atleta italiano più vittorioso. Il nostro principale obiettivo stagionale era il campionato e a Compiano Tizza avrebbe vinto il titolo se, una volta in fuga, fosse rimasto incollato in discesa ad uno specialista come Davide Formolo, perchè poi lo avrebbe battuto in volata...».
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