Un compleanno in rosa per Richard Carapaz che festeggia i suoi 26 anni incrementando il suo vantaggio in classifica generale grazie al suo scatto nel finale della tappa con arrivo ad Anterselva.
«Ieri è stato un giorno duro per tutti a causa del freddo e del Mortirolo, oggi si sono viste le conseguenze della fatica che abbiamo fatto - racconta l’ecuadoriano -: l’attacco di Landa era piuttosto programmato, invece io appena ho visto lo scatto di Lopez ho deciso di approfittarne e quando ho capito che potevo guadagnare ho spinto ancora più a fondo la mia azione. Non sono molti secondi, ma sono fondamentali se voglio arrivare a Verona con la maglia rosa. Il Giro è ancora lungo, non posso dire di aver finito fino a quando non alzo quel trofeo, ci sono ancora molte salite ad attenderci, molte possibilità per gli altri per attaccarmi e altrettante per me guadagnare ancora».
Carapaz sta affrontando un periodo di buona forma che sembra non essere del tutto casuale. «Ci sono molti fattori che mi hanno portato fino a questo punto: è il frutto di un intero anno di lavoro con la mia squadra e del grande supporto che mi dà ogni giorno la mia famiglia» e parlando della squadra aggiunge «nel team stiamo vivendo questa maglia rosa in modo straordinario, siamo molto uniti, siamo come una famiglia. Posso dire con sincerità che questa maglia non è solo mia, ma di tuti loro».
L’a ricorrenza del compleanno è anche l’occasione per Carapaz per parlare del suo rapporto magico con il ciclismo e con il suo Ecuador. «Ho ricevuto la mia prima bicicletta quando avevo cinque anni, nemmeno dieci anni dopo avevo quella della squadra. Mi sono sempre piaciuti il ciclismo e la bicicletta, poi poco per volta sono riuscito ad entrare in questo mondo, è merito anche di Pantani se mi sono innamorato così tanto, il suo modo di andare in salita mi emozionava. L’anno scorso per me è stato straordinario: sono venuto al Giro e sono pure riuscito a vincere una tappa, al mio ritorno mi hanno accolto in modo straordinario. Purtroppo però in Ecuador non conoscono molto il ciclismo, spero che quello che sto facendo io al Giro e i successi dei miei conterranei che militano nelle squadre del World Tour facciano appassionare a questo sport e diano l’impulso per creare dei nuovi team giovanili».
Infine Carapaz alla domanda se fosse a conoscenza della sua spiccata somiglianza con Chiappucci, risponde ridendo: «In molti me lo hanno detto, l’altra sera in hotel mi hanno fatto vedere una foto e devo dire che ci assomigliamo davvero molto».