
Emilio, giornalista, e Aldo, giornalista. Emilio, che dal 1920 al 1945 fu a capo della redazione sportiva del “Corriere della sera”, poi passò alla “Gazzetta dello Sport”, di cui fu direttore dal 1947 al 1949, quindi fondò e diresse la rivista “Lo Sport Illustrato”, e Aldo, che fondò e diresse agenzie giornalistiche, riviste e periodici, e soprattutto fu direttore per sedici anni della produzione radiotelevisiva di Milano, nel senso della Rai. Emilio, che – si dice - ha inventato le pagine dello sport, e Aldo, che – si dice – ha inventato la moviola televisiva. Emilio, che ha scritto commedie e romanzi, anche per ragazzi, per esempio “La squadra di stoppa”, e Aldo, che ha scritto una storia del giornalismo sportivo e poi si è scoperto editore con la Adiemme, il suo acronimo. Emilio, il padre, e Aldo, il figlio.
Emilio e Aldo De Martino. Se fossero ancora vivi - Emilio, nato a Milano e morto a Rapallo, e Aldo, nato a Milano e morto a Rapallo – adesso sarebbero creatori di siti e cavalieri di blog, fra pagine di Facebook e fotografie su Instagram, tweettando e linkando. Perché avevano i geni della comunicazione, fino a diventarne dei geni. In loro memoria è stato istituito un premio, il Premio internazionale Emilio e Aldo De Martino, che ha una sua originalità e unicità: è riservato alle famiglie dello sport. Perché le famiglie sono le prime squadre, le prime formazioni, i primi club. Perché le famiglie sono le prime culle, i primi asili, le prime scuole. Perché le famiglie fanno gruppo, spogliatoio, angolo. Perché le famiglie vanno dal dna all’eredità, contemplano comandamenti e doni, prevedono regole e regali. Perché le famiglie rappresentano i primi blocchi di partenza nella corsa alla vita. Perché le famiglie non sono soltanto una coincidenza di cognome, ma un patrimonio di natura, memoria, valori.
La prima edizione risale al 1966 (Bruno Beneck e Adolfo Consolini), la versione familiare comincia nel 2008 (famiglia Mangiarotti), fra i premiati c’è sempre stato tantissimo ciclismo, amore e passione dei De Martino. Disordinatamente nell’albo d’oro: Antonio Maspes (1984), Vincenzo Torriani (1985), Maria Canins ed Ernesto Colnago (1987), Fiorenzo Magni (1989), la famiglia Moser (2009). Stavolta il riconoscimento va a Ninna Quario e Federica Brignone, mamma e figlia, fuoriclasse nello sci. L’appuntamento è giovedì 2 maggio, alle 18, nel Coni di via Piranesi 46, Milano. Ingresso libero.
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