Il più liscio è la Spoleto-Assisi: 55 km, dislivello irrilevante (se non nella salita finale), quasi tutto su pista ciclabile, il resto su strade secondarie senza traffico, nessuna tappa se non in cantine e trattorie.
Il più verde è la Val di Merse: un giro con partenza e arrivo a Sovicille, 47 km e 800 metri di dislivello, o un itinerario più impegnativo, 140 km in tre o quattro tappe, in quel paradiso terrestre tra le Crete senesi e la Val d’Orcia.
Il più cinematografico, almeno nel titolo, è la Basilicata coast to coast: da Maratea a Policoro, 350 km e 6200 metri di dislivello in sei tappe, si passa anche per il borgo di Aliano, dove si era fermato, al confino politico, Carlo Levi (invece il suo Cristo si era fermato a Eboli).
Il più alpino è il Tour des Alpages, in Valle d’Aosta: un circuito di 32 km con 830 metri di dislivello, partenza e arrivo a Mongnod, una frazione di Torgnon, su strade sterrate, nel caso meglio portarsi acqua e cibo.
Il più isolato è il perimetro di Ischia: 29 km e 610 metri di dislivello, ma allungabile con deviazioni a salire sulle colline o a scendere al mare, strade asfaltate e la possibilità di riposarsi, il giorno dopo, nelle cinque piscine geotermiche del parco nella baia di Cartaromana.
Guida sarà anche anagramma di Giuda, ma se scelta con saggezza, non tradirà mai. “Italia in bici con gusto” (Ediciclo, 200 pagine, 16 euro, testo in italiano e inglese), 31 percorsi più – più liscio, più verde… -, più quattro oasi del Wwf, vale per l’autore, Enrico Caracciolo, una certezza; vale per la filosofia, l’autentico cicloturismo, esplorazioni a due ruote; vale per la struttura, collaudata, non solo descrizioni ma anche indicazioni e indirizzi, siti e telefoni, punti di informazioni e mappe planimetriche. E vale la pena di qualche pedalata (ma la guida si adatta bene, forse meglio, anche alle bici elettriche) per godersi la vita dove si arriverebbe solo grazie alla dritta di un amico. Ecco, questa “Italia in bici con gusto” è proprio una dritta. E i mangia-e-bevi, che nel gergo del ciclismo significano i percorsi ondulati, qui sono invece soste tentacolari in osterie e agriturismi dove premiarsi con i capunsei, gnocchetti bolliti nel brodo e poi conditi con burro fuso, salvia e formaggio grattugiato, o perfino con il mazzafegato, una particolare salsiccia dell’Alta Valtiberina arricchita con fegato, cuore e polmoni del maiale. Tanto, poi, in bici si digerisce tutto.
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