Il più piccolo premiato della Notte degli Oscar 2018 sarà Matteo Fiorin. Il figlio d'arte - papà Daniele è tecnico federale - corre nella System Cars Cicli Fiorin e con 159 punti ha preceduto nettamente il trentino Thomas Capra e l'altro lombardo Myles Porcelli. Il 13enne di Seveso ha fatto suo l'Oscar tuttoBICI Gran Premio UAE Emirates riservato agli Esordienti di 1° anno e l’8 novembre riceverà gli applausi del mondo del ciclismo insieme agli altri protagonisti della stagione italiana da poco conclusa.
Con chi verrai alla premiazione?
«Non lo so ancora, penso con mamma Marianna o papà Daniele. Sono contento perché si tratta del primo premio che ottengo in una classifica nazionale. Quest’anno ho centrato 20 vittorie su strada, oltre a quelle in pista e ora si inizia con il ciclocross. L’emozione più grande me l’ha regalata il Campionato Italiano su strada, un traguardo che speravo di far mio e che davo tutt’altro per scontato. Ogni gara è diversa. Devo condividere questo premio con tutta la squadra, con i compagni e con mio zio Stefano che ci supporta e si prende cura delle nostre bici».
Il ciclismo è una passione di famiglia.
«Sì. Nonno Guido ha un negozio di bici a Seveso (MB) e ha fondato la squadra Cicli Fiorin quando io ero ancora lontano dal venire al mondo. Papà ha corso da ragazzo e fa l’allenatore da sempre. Da quando sono nato sono sempre stato circondato da bici. Nello stesso cortile in cui abito c’è il negozio di famiglia e la “casetta” dove vivono i ragazzi e le ragazze della squadra che arrivano da lontano. Ho mosso le prime pedalate a 2-3 anni, non ho mai praticamente usato le rotelle. Per me la bici è sempre stata il gioco prediletto. Tutti pensano che mi stra-alleno, invece non mi sono mai allenato fino a quest’anno».
Avendo corso per la Cicli Fiorin ricordo che ti arrabbiavi con tuo padre se non ti faceva provare i percorsi delle gare a cui portava i suoi atleti.
«Sì, vedevo i ragazzi più grandi come te correre e volevo farlo anche io. La passione è stata innata. Quando ero più piccolo ho praticato anche calcio, in contemporanea al ciclismo. I miei genitori mi hanno sempre lasciato libero di intraprendere la strada che volevo, senza alcuna pressione, anzi spronandomi a trovare quella che più mi si addicesse, come hanno fatto con mia sorella maggiore Sara (che l’anno prossimo correrà tra le allieve del 2° anno, ndr) ma io ho sempre e solo voluto andare in bici. Con il pallone mi sono divertito, ma il calcio ti obbliga a stare su un campo delimitato, mentre la bici ti porta in giro. Non c’è partita».
Anche a scuola so che vai forte.
«Frequento con profitto la terza media. In questi giorni stiamo facendo degli esercizi per l’orientamento, non so proprio che scuola scegliere per proseguire gli studi. Ogni volta che li faccio, io penso al ciclismo. Da grande vorrei proprio diventare un corridore professionista».
Alla Notte degli Oscar tuttoBICI potrai conoscere Viviani e Moscon, se potessi chiedere loro un consiglio quale sarebbe?
«Domanderei loro che scuola hanno frequentato e se hanno smesso di studiare prima di arrivare alla massima categoria».
Moscon frequenta ancora l’università, quindi mi sa che puoi prepararti a trascorrere ancora tanti anni sui libri… Il tuo idolo?
«Wout Van Aert perché ha una classe e una grinta fuori dal comune».
E primeggia su tutti i terreni.
«Esatto. A me piace mettermi alla prova con tutte le discipline del ciclismo. Per il futuro vorrei conquistare il Campionato Italiano di cross (l’anno scorso fu 2°, ndr) e, se prima o poi ce lo faranno correre, quello della Madison su pista».
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