Geraint THOMAS. 8. Vince. Porta a casa secondi preziosi. Conquista un traguardo che dopo lo Zoncolan e il Colle delle Finestre (Bardonecchia), piacerebbe un sacco al suo capitano. Fa giornata. Più di così.
Tom DUMOULIN. 8. Grande corridore. Non ci sono dubbi. Per come corre, per come si muove. Per come interpreta ogni situazione. Unico dubbio: terrà anche nella terza settimana? Domanda successiva: saranno in grado di tenerlo?
Romain BARDET. 7. Ci prova, con generosità. Scatta a rompere il “fair play” di Froome? Ma quale fair-play… Il transalpino: «Noi di Vincenzo non sapevamo assolutamente nulla».
Chris FROOME. 5. Vuole la tappa, e la perde.
Vincenzo NIBALI. 10. Chi parla di “fair-play” offende l’azione di Vincenzo. Perde quasi un minuto e recupera con uno sforzo mostruoso, che dice una cosa: oggi la vittoria era davvero alla sua portata. Tappa lunga e logorante, due montagne oltre duemila metri: tappa da Nibali. Poi quell’inseguimento, sublime e pazzesco. Di rabbia, di cuore, di testa, di tutto. Se Froome e Thomas davvero hanno chiamato il “fair play”, come mai non si sono fatti sentire con il presidente di giuria? Una loro presa di posizione sarebbe servita. Invece zitti. Quindi, zitti.
Nairo QUINTANA. 4. Dovrebbe essere sul suo terreno, il problema è che forse neanche lui sa più quale sia.
Egan BERNAL. 8. È l’ultimo uomo per la “strana coppia”. Li porta su, e anche lui va su, verso la maglia bianca. Ma questo, tempo un anno, ne farà vedere di tutti i colori a tutti.
GIURIA. 2. Complimenti vivissimi al collegio di giuria e alla neonata VAR. Complimenti per il cuore, la sensibilità e la cura dei dettagli. Poi ci spiegheranno che differenza c’è tra un moto che sul Mont Ventoux sbatte per terra Richie Porte, Froome e compagnia, e due moto della Gendarmerie che falciano il nostro Squalo. Ah già vero, dimenticavo: la maglia.
Steven KRUIJSWIJK. 6,5. Ci prova da lontano, visto che anche la maglia gialla di Geraint Thomas non è vicina. La prende lunga, in una tappa da vertigini, con due colli che lievitano fino a quota duemila. Va in cerca di fortuna, e lassù in cima si sente per un attimo immenso, con quella maglia gialla virtualmente sulle proprie spalle.
Simon GESCHKE. 8. Siamo sull’Alpe, e il compagno di squadra di Dumoulin finisce il suo lavoro e si lascia per un attimo scivolare indietro. Alza il piede dall’acceleratore, ma quando Tom alza il braccio alla ricerca di refrigerio e acqua, lui rientra immediatamente nel gruppetto e prima di sfilarsi gli passa da bere. Veloce, lucido e reattivo: giochi di squadra. Non è un gioco.
Marcel KITTEL. 2. Fisicamente ricorda SuperMario Cipollini. Per capacità di velocità e abilità in mezzo al gruppo sembra una brutta imitazione. Alla prima vera salita “bellicapelli” saluta tutti e se ne torna a casa, con zero vittorie e zero tituli. Anche Cipo era solito andare al mare appena vedeva le montagne: non prima però di aver almeno portato a casa un paio di tappe. E non mi riferisco a miss di bassa statura.
Rigoberto URAN. S.V. Mi spiace, davvero tanto. È un peccato che un corridore di rango come Rigo, uomo podio lo scorso anno a Parigi, debba tornare a casa a causa delle ferite riportate domenica scorsa sulle strade della Roubaix. È un peccato perdere un atleta di livello e spessore che avrebbe certamente animato con la sua audacia e la sua intelligenza tattica questa corsa. Torna a casa, per leccarsi le ferite, per preparare mentalmente la Vuelta: almeno lì, di pietre della Roubaix non dovrebbero essercene.