PRESIDENZA UCI. L'IDEA DI LAPPARTIENT - 2

POLITICA | 06/07/2017 | 07:27
La discesa in campo per la presidenza dell’UCI di David Lappartient ha difatto aperto la campagna elettorale. E i nostri amici de L’Equipe hanno incontrato i due candidati. Vi proprioniamo in due puntate il loro pensiero. Dopo Brian Cookson, parola a David Lappartient.

Qual è il bilancio della presidenza Cookson?
«A due facce. C’è stata una crescita del ciclismo femminile e la credibilità del ciclismo nei confronti della WADA è migliorata. Ma l’Uci non è stata capace di varare la Riforma del ciclismo con un consenso significativo. All’interno della Federazione, il funzionamento non corridponde a quello che ci si attende in materia di governance e di vera trasparenza. Abbiamo anche dovuto assistere ad un indebolimento del potere degli eletti a favore del potere centrale. Gli statuti prevedono un sistema presidenziale, quindi serve un presidente che assuma la propria leadership. Mentre adesso è il direttore generale Martin Gibbs che dirige l’Uci, non il presidente. Cookson avrebbe dovuto assicurare un maggiore controllo».

Cosa può differenziare lei dal suo avversario?
«Credo mi sia riconosciuto il fatto di avere una certa autorità, una certa leadership e una certa visione negli incarichi che ho assunto fino ad ora».

Qual è il suo progetto per il WorldTour?
«Siamo arrivati ad una soluzione di compromesso che ci permette di andare fino al 2019, ma siamo lontani dalle idee originali. Io vorrei riprendere in mano questa riforma a partire dal 2020 per garantire una maggiore forza mediatica, una più grande stabilità delle squadre. attirare nuovi grandi sponsor. Bisogna organizzarsi su tre livelli: i grandi Giri, le corse di un giorno, che devono far parte di un circuito dedicato, e le altre corse a tappe. Ci vuole qualità degli organizzatori, della sicurezza e produzioni televisive degne di uno sport di primo piano».

Nel suo programma, in primo piano c’è la lotta alle frodi tecnologiche. Lei pensa che a riguardo l’Uci abbia lavorato bene?
«Io non discuto la volontà di fare, ma il vero obiettivo non è quello di rassicurare il pubblico o i giornalisti, ma bisogna combattere concretamente gl imbroglioni. Io ho una formazione scientifica e non ho mai visto una documentazione scientifica che attesti la validità degi tablet-scanner. Quindi ho dei dubbi invece di avere delle certezze».

Lei dice anche di voler garantire un’ulteriore evoluzione alla lotta al doping. Cosa intende?
«Anche il giudizio, così come accade già per i controlli, deve essere affidato ad un organismo indipendente. Voglio assicurare l’assoluta indipendenza al procedimento e vorrei che il ciclismo fosse un precursore da questo punto di vista».

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