
Juan Ayuso, Romain Grégoire e Stefan Küng l’hanno vinto. L’uomo che sta riscrivendo la storia del ciclismo moderno, Tadej Pogačar, l’ha solamente accarezzato, così come Aleksandr Vlasov e Tao Geoghegan Hart. Una cosa è certa: il Giro del Belvedere di campioni ne ha messi in luce tanti.
E’ la storia di un evento che lunedì 21 aprile celebrerà a Villa di Cordignano (Treviso) la sua 86.esima edizione. Una parabola di successo, iniziata nel lontano 1923, che resiste alle mutazioni di questo sport. Il ciclismo cambia, si globalizza sempre di più, diventa ogni giorno che passa uno sport che esalta il talento giovanile, ma il ‘Belvedere’ è sempre lì, al suo posto, vetrina e crocevia per chi sogna un posto nel professionismo (e magari nel World Tour).
Assieme alla nutrita pattuglia di italiani, la Classica di Pasquetta accoglie il meglio al livello internazionale, pronto a confrontarsi nel “Mondialino” di primavera. Fari puntati sull’Austria, Paese non di immediata tradizione ma che sta investendo proficuamente sul ciclismo: Sebastian Putz della Red Bull-Bora, terzo lo scorso anno al Palio del Recioto, è un nome molto atteso quando la strada sale. Con lui, Marco Schrettl, il Campione Austriaco U23 in forze alla Tirol KTM, vincitore qualche giorno fa a San Vendemiano.
Non poteva mancare neppure quest’anno il campioncino proveniente dalla Slovenia, il Paese di Tadej Pogačar e Primoz Roglic che nel 2024 si è imposto anche al Giro del Belvedere con Gal Glivar. Quest’anno toccherà al talento di Jakob Omrzel mettersi in luce sui colli del trevigiano. Sfortunato protagonista di un grave incidente lo scorso anno al Giro della Lunigiana, il corridore della Bahrain-Victorious si è dimostrato competitivo (e vincente) a livello Juniores sia quando la strada sale che sul pavé della Parigi-Roubaix. I paragoni in patria si sprecano, supportati dal quinto posto del Trofeo Piva, in una delle sue prime apparizioni tra gli U23.
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