
Alla vigilia del Giro delle Fiandre, Tadej Pogacar è apparso molto rilassato e quando gli è stato chiesto del confronto con Mathieu van der Poel, lo sloveno ha detto chiaramente che sarà nuovamente l’olandese a vincere la gara.
«Non so perché Van der Poel alla Sanremo mi ha battuto così facilmente, ma il Fiandre è una gara molto diversa, molto più faticosa, dove le gambe saranno meno fresche nel finale – ha spiegato il campione del mondo -. Anche il rettilineo avrà un po' meno importanza. Ma d'altra parte, questa corsa è il suo parco giochi: c’è il pavè, le piccole salite ecc. Ha un sacco di grinta e sarà, ancora una volta, molto difficile da battere, ma darò il massimo per vincere. Dovrò essere tatticamente intelligente e rendere la gara il più difficile possibile».
Il rettilineo finale del Giro delle Fiandre, non ha nulla a che vedere con Via Roma alla Milano-Sanremo e anche i due percorsi sono molto diversi. Se dovesse esserci nuovamente uno sprint per decidere il vincitore, Pogacar è convinto che la vittoria andrebbe a Van der Poel.
«Mathieu è un buon velocista, migliore di me. Si comporta sempre bene in questo tipo di corse. Se devo finire la corsa con lui, farò del mio meglio. Ma se la gara dovesse essere dura e lui sarà stanco, la differenza tra noi potrebbe essere minima. Conosciamo tutti le qualità tecniche di Mathieu. È in gran forma e sarà molto difficile batterlo. Ma in una gara può succedere di tutto e poi, prima di un potenziale sprint, ci saranno 250 chilometri durante i quali ci saranno delle opportunità che dovrò cogliere se voglio veramente vincere».
Nelle interviste precedenti, Van der Poel ha sempre detto che trova stimolante gareggiare contro Pogacar e anche lo sloveno apprezza un rivale come lui. «Ogni gara contro Van der Poel è una grande sfida, che mi piace giocare sempre. Ammiro il suo modo di affrontare le gare, ma non è facile correre come lui. In ogni caso se dovessi scegliere tra stare a casa con Urska o gareggiare contro Mathieu, preferirei stare a casa con Urska».
Per quanto riguarda la conoscenza del percorso e l’esperienza in gara, Van der Poel è sicuramente più avanti rispetto a Pogacar, ma lo sloveno non pensa che questo aspetto alla fine sia così rilevante.
«È vero che non sono io quello che conosce meglio questa gara. Ho fatto il Giro delle Fiandre solo due volte, più qualche gara nella regione quando ero con gli U23. Per i corridori che vivono nelle vicinanze è più facile e di queste strade sanno tutto a memoria, perché i percorsi variano molto poco di anno in anno. Ma nella mia squadra ho alcuni corridori fiamminghi e ascolto molto i loro consigli, così come quelli dei direttori sportivi».
Il Giro delle Fiandre è un obiettivo importante per Tadej Pogacar, ma tra una settimana esatta lo vedremo correre la Parigi-Roubaix per la prima volta tra i professionisti e lo sloveno si aspetta di vedere una grande gara.
«Non posso dire se la Roubaix sia un obiettivo più importante rispetto al Fiandre, perchè è la prima volta che gareggerò nell'Inferno del Nord, e prima devo provarlo. Vedere come va la gara e come mi sento. Ma sono piuttosto ottimista sul fatto che farò una bella gara».
La decisione di partecipare alla Parigi-Roubaix è stata confermata solo da poche settimane, questo perché i dirigenti della squadra pensano che questa corsa sia pericolosa e per un corridore da grandi giri come Pogacar, una caduta potrebbe rovinare tutto il lavoro verso il Tour de France.
«Anche una corsa come Strade Bianche è molto pericolosa. Ogni anno ci sono cadute, e questo lo posso dire in prima persona. Anche la prima volata di un grande giro è molto pericolosa, così come essere davanti quando affronti Cipressa e Poggio alla Milano-Sanremo. Un piccolo errore può avere conseguenze enormi e la Roubaix è una di quelle corse in cui il rischio è ovviamente presente. L'ingresso nella Foresta di Arenberg mi ha spaventato, ma dopo averlo fatto più volte, mi dico che è molto meglio affrontarlo con un po' meno velocità, perché diventa meno pericoloso. Ma la paura può farti perdere molte energie: rimane una delle migliori corse al mondo, e dopo aver fatto una ricognizione a febbraio, ho deciso che volevo andarci prima che fosse troppo tardi. Mi piace rimanere motivato e non annoiarmi. Per questo voglio godermi ogni esperienza che il ciclismo può darmi».