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Scorgere per ben due volte il nome di Matteo Moschetti tra i primi quattro di tappa a distanza di due giorni all’AlUla Tour è una notizia che non può non esser accolta con grande positività. Il velocista milanese non disputava infatti una volata da giugno, un periodo molto lungo in cui il classe 1996 ha dovuto sudare per rimettersi in sesto e smaltire le conseguenze del brutto incidente avvenuto a luglio con un camion prima di tornare a inforcare la bicicletta.
Gli ultimi risultati, dunque possono essere solo che incoraggianti per lui e per la Q36.5, squadra in cui, nel frattempo, Matteo ha dato anche lui il benvenuto a Tom Pidcock, ingaggio illustre dell’ultima finestra di ciclomercato che subito ha portato in dote una nuova mentalità e, con questa, anche nuove vittorie.
Delle impressioni avute sul britannico, del suo ritorno agli sprint e delle contromisure che prenderebbe per provare a risolvere un problema che in Italia (e non solo) ha connotati sempre più drammatici abbiamo parlato vis a vis con lui in Arabia Saudita.
Allora, innanzitutto come stai, come è andato l'inverno e, considerando l'incidente che hai avuto l'anno scorso, stai risentendo ancora in qualche modo degli effetti?
“L'inverno è andato bene, anche se non è stato facile. A novembre ho fatto comunque due settimane di riposo e quando ho ripreso mi sono sentito decisamente meglio e avevo capito che avevo messo alle spalle l'incidente e tutto quello che era successo. È stato quindi un buon avvicinamento alla stagione, questi primi giorni sono andati abbastanza bene e questo è piuttosto positivo per il prosieguo dell’anno”.
Il tuo programma dopo questo AlUla Tour cosa prevede?
“Sicuramente farò la Clasica de Almeria. Il resto è abbastanza tutto in fase di studio perché siamo ancora in attesa di qualche invito, specialmente per alcune corse nel mese di marzo, quindi per ora ci concentriamo sul presente. Oggi non sarà semplice, molto probabilmente andrà in scena un'altra volata anche se tutti parlano dell'incognita vento…”.
Anche se devono ancora arrivare gli inviti, c'è un momento in particolare della stagione in cui cercherai di essere al massimo della condizione?
“Ho lavorato molto per arrivare già pronto all'inizio stagione e, dunque, in questi giorni. Purtroppo, non è arrivata la vittoria che speravo ma non era facile. Riflettendoci bene, infatti, era da giugno che non partecipavo a una volata di gruppo e qui all’AlUla Tour, se parliamo di sprint, la concorrenza è abbastanza elevata, i finali non sono semplici e c’è molta tensione (l’altro ieri è stato anche abbastanza pericoloso) per cui già essere lì a respirare l'aria del podio è una cosa positiva. Cercheremo magari oggi di migliorarci”.
Non posso non chiederti dell'ambiente che si respira in squadra dopo l'arrivo di Tom: voi, e tu in particolare, avete percepito qualche cambiamento a livello di attenzioni mediatiche o pressioni?
“Sì e no. All'interno della squadra, comunque, noi la viviamo in maniera abbastanza normale, tranquilla (io poi, essendo stato in Trek-Segafredo, sono comunque abituato all’ambiente in squadre di un certo livello). D’altro canto, chiaramente, la sua presenza espone la squadra in maniera abbastanza massiccia però di questo potremo trarne tutti beneficio per esempio, magari, con alcuni inviti in determinate corse. In ogni caso essere qui e, grazie a lui, a giocarsi la generale è già un bel passo avanti per tutti”.
Che tipo di persona è, come ti è sembrato?
“Sicuramente molto professionale, molto esigente anche nei confronti di tutto il personale e questo credo che, in generale, sia una cosa molto positiva. La squadra sta lavorando molto per arrivare ad un ottimo livello e quindi penso che il suo arrivo non possa che elevare il livello di tutti e stimolare ciascuno a fare meglio”.
Porti ancora i segni di quello che ti è accaduto lo scorso luglio. In Italia c'è questo problema, che purtroppo si ripropone puntualmente, degli incidenti tra ciclisti e automobilisti o camionisti, Due giorni è morta un'altra persona a Vicenza, qualche giorno fa Sara Piffer. Secondo te, cosa bisognerebbe fare per affrontare davvero la questione e provare seriamente a risolvere questa terribile situazione?
“Faccio fatica a parlarne perché è stata veramente una brutta esperienza per quanto mi riguarda. Fortunatamente, nella sfortuna, sono stato davvero fortunato. Purtroppo, gli ultimi casi, quello di Sara ma anche quelli di tanti altri ragazzi che ogni giorno diventano vittime della strada, sono la prova di come questo sia un problema complicato, un dramma che non si risolve facilmente, di sicuro non facendo qualche pista ciclabile in più. A mio modo di vedere servirebbero un po' più di rispetto da entrambe le parti e forse un po' più di un po' più di educazione stradale: ecco quella forse sarebbe la chiave. Purtroppo, però è veramente un'emergenza e mando davvero un pensiero a tutte le persone che sono state vittime di brutti incidenti e purtroppo ne hanno pagato le conseguenze con la vita. Tutti dovrebbero impegnarsi per migliorare questa situazione terribile”.