Il primo vincitore – anno 1919 - fu Luigi Bestetti, lombardo di Pioltello, all’epoca aveva 20 anni e mezzo, si aggiudicò la volata a cinque, e all’arrivo espresse questo desiderio: “Domani scrivete il mio nome in grande sul giornale, così da convincere mia mamma a non vendere la mia bicicletta per pagare i debiti”.
Il primo vincitore squalificato – anno 1921 – fu Adriano Zanaga, padovano di Padova, all’epoca aveva 25 anni e mezzo, all’arrivo si presentò con sette minuti di vantaggio sul primo inseguitore, Luigi Gilardi, vercellese di Pezzana, ma i giudici lo retrocessero al terzo posto per traino da auto o da moto.
Il primo vincitore a concedere il bis – anni 1922 e 1932 – fu Domenico Piemontesi, novarese di Boca, all’epoca aveva 19 e 29 anni, e pensare che le vittorie avrebbero potuto essere addirittura tre, perché nel 1921, vittima di una caduta mentre era in testa alla corsa, “Piemont” fu costretto a ritirarsi.
Il primo vincitore straniero – anno 1957 – fu Germain Derijcke, belga della Faema diretta da Learco Guerra, in volata su altri 20 corridori, secondo Baldini, terzo Conterno, quarto Bobet. Una rivincita: quattro anni prima Derijcke era stato l’ultimo a cedere a Fausto Coppi ai Mondiali di Lugano.
Oggi, martedì 8 ottobre, si disputa La Tre Valli Varesine numero 103 della storia. Ma la storia è già in un libro, “Tre Valli Varesine – la storia”, scritto da Sergio Gianoli, con la prefazione di Giuseppe Saronni, pubblicato nel 2023 da Sunrise Media (210 pagine, 25 euro). Per ciascuna edizione la cronaca, il percorso, l’ordine di arrivo, le foto, e poi qualche episodio particolare, le origini della corsa (si narra di un vigile, tifoso di Alfredo Binda, che chiese di essere messo in servizio per procacciarsi gli autografi dei corridori) e la prima televisiva (trasmessa dalla Rai nel 1953 durante “la Domenica Sportiva”), il duello a parole (Saronni, dopo aver vinto in volata nel 1980: “Fossi al posto di Moser mi metterei a disposizione. Sarei contento di avere la sua collaborazione”) e il duello mai combattuto (il Mondiale del 1939, previsto a Varese, e mai disputato: quel giorno la Germania di Hitler aveva già invaso la Polonia e scatenato la Seconda guerra mondiale).
Le corse sono album di famiglia e alberi genealogici, lezioni di storia e geografia itineranti. La foto di copertina – in bianco e nero, sfumata tendente al seppia - del libro di Gianoli riporta il passaggio solitario di Enrico Mollo sul circuito da Varese attraversando Valganna, Valmarchirolo e Valceresio. Era il 1946 e Mollo, piemontese di Moncalieri, all’epoca trentatreenne, maglia della Benotto, tubolari a tracolla, berrettino e – si presume – occhiali da motociclista, si piegava con cautela verso destra davanti a un muro di folla lungo la strada e a una tribuna di gente su un terrapieno. Il ciclismo era lo sport del popolo per il popolo.
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