CASTELO BRANCO. «Dopo la crono Antonio era contento, ma fino a la. Anzi, per essere sincero era deluso». Le parole di Franco Pellizotti, direttore sportivo della Bahrain-Victorius, chiariscono subito e in modo inequivocabile le ambizioni di Antonio Tiberi. Se qualcuno pensa che il laziale sia un ragazzino alla Vuelta per fare esperienza, magari per provare a vincere una tappa da fuori classifica, è fuori strada. Tiberi è forte e ambizioso. Punta in alto, molto in alto.
Franco perché dici che Antonio era deluso: non è andato male a Lisbona?
«Perché sperava di avere meno corridori davanti».
Ma tra i suoi avversari diretti, ovvero gli uomini di classifica, ha avuto davanti solo Roglic e Almeida.
«Lui guardava anche la classifica della tappa. Ci teneva».
Ambizioso il ragazzo.
«Sicuramente. Molto».
Come è stato l’avvicinamento alla corsa spagnola?
«La preparazione è andata bene ma non esattamente come volevamo o speravamo».
In che senso?
«Ha avuto qualche problema fisico. Niente di che, però prima di andare in altura sul Pordoi è stato costretto a fermarsi 3-4 giorni. Ma ora sta bene ed è molto motivato».
Antonio alla vigilia mi ha detto che la difficoltà maggiore per lui è stata a livello mentale. Riattaccare la spina dopo il Giro.
«Penso che sia del tutto normale. Che non sia stato facile dopo un Giro così esigente non solo dal punto di vista atletico. Non dimentichiamoci che ha solo 23 anni e che è la prima stagione in cui affronta due grandi giri. Staremo a vedere giorno per giorno visto che è tutto nuovo per lui».
Tu come lo vedi?
«Bene. Molto bene».
Per te che come diesse devi fare la tattica, cosa cambia in questa Vuelta in cui non c’è un netto favorito?
«Sicuramente senza uno come Pogacar è più difficile. Ci fosse uno come Tadej la corsa andrebbe in una direzione precisa».
Certo, come quando c’era Armstrong al Tour: bisogna seguirlo fino allo sfinimento. Chi si stacca per ultimo arriva secondo.
«Qui il livello è molto alto. Tappa per tappa bisogna studiare una tattica anche tenendo in conto la posizione degli altri uomini di classifica e inventarsi anche qualcosa».
Più che difendersi in questa Vuelta bisogna attaccare.
«Si, ancora di più ora. Ci sono corridori come Kuss e Landa che hanno già un ritardo abbastanza importante. Non possono correre in difesa».
Ma io parlavo di Tiberi.
«Certo, vale anche per lui. Però Antonio non è uno scattista, è più regolarista. Per lui, per noi, più la corsa si mette dura da lontano e meglio è».
Da gestire Tiberi com’è?
«Facile, è un ragazzo tranquillo che segue quello che gli dici».
Entra nelle decisioni tattiche?
«Si. Si decide insieme. Prima si propone a lui un’idea, poi con lui facciamo il piano. Ma come ti ho detto Antonio è molto ambizioso, cerca sempre di arrivare allo scontro con i più forti. Non ha paura».
Avete un sorvegliato speciale?
«La Red Bull è qui con una squadra fortissima e Roglic ha già messo le cose in chiaro. È qui per provare a vincere. Sono loro che possono fare la corsa, però Almeida e Yates non vanno sottovalutati».
Sul Pico Villuercas si vedrà già qualcosa?
«Ni. Non si vedrà chi vincerà la Vuelta. Però sarà una tappa scoppiettante».