Negli ultimi due anni ci ha abituato a vincere alla fine, a farci penare tutto il Giro prima di vederla alzare le braccia al cielo, ma questa volta Chiara Consonni ha anticipato i tempi e ha messo la sua firma sulla seconda frazione della corsa rosa, ad esattamente 365 giorni di distanza dall’ultima volta. «Quest’anno ho preferito portarmi avanti, chissà poi se ci arriva alla fine del Giro» ci dice immediatamente Chiara inaugurando la conferenza stampa e facendoci scoppiare tutti, lei compresa, in una grande risata.
A Volta Mantovana la bergamasca del Uae Team Adq ha vinto di potenza, si è messa alle spalle Lotte Kopecky in una volata che sembrava tutt’altro che scontata. «E’ stata una corsa non facile, devo ammetterlo, sulla carta era un percorso perfetto per un arrivo allo sprint, ma c’era anche il rischio che prendesse il largo una fuga e alla fine è andata proprio così - spiega Chiara Consonni a tuttobiciweb - forse con il senno di poi avremmo dovuto iniziare a lavorare prima, negli ultimi 3 km avevamo ancora 40” di ritardo e siamo arrivate veramente al limite, ma le mie compagne hanno fatto un lavoro incredibile. Ci hanno creduto fin dalla prima pedalata, non si sono mai arrese e mi hanno portato fino alla volata. Ho spinto tutto quello che avevo, quando ho visto che ero davanti ha Lotte ho iniziato a capire che potevo vincere, dovevo solo crederci e non mollare. Ho dato veramente tutto, tant’è che all’arrivo non avevo nemmeno il fiato per urlare. La vittoria è tutta per la squadra, è solo merito delle mie compagne se sono riuscita a vincere.»
Quello che colpisce di Chiara è soprattutto la dedizione che mette in ogni corsa e l’emozione che scaturisce da ogni successo. L’avevamo vista vincere a Padova e ad Olbia e tutte le volte era stata come una liberazione, dopo il traguardo aveva lanciato un urlo al cielo, lo stesso di oggi, un po’ come se fosse la prima volta. «Vincere al Giro è qualcosa di indescrivibile, a Padova non avevo le parole giuste per dire come mi sentissi, lo stesso è successo ad Olbia e lo stesso vale per oggi. Il Giro è speciale, ogni vittoria è come se fosse la prima, è un mix di emozioni incredibile. Per me è stata anche una liberazione, partivo da favorita e di solito se hai gli occhi puntati addosso è più facile fallire che fare le cose giuste, la pressione è sempre tanta, ma oggi ho cercato di godermela, di fare il mio e di dare il tutto e per tutto. Il Giro quest’anno non dà molte possibilità per le velociste e quindi ho voluto prendermi questa vittoria con tutta me stessa, quell’urlo dopo il traguardo è stata una liberazione, la consapevolezza di essere più forte di pronostici e soprattutto di aver ripagato la squadra per un lavoro incredibile» prosegue Chiara che dopo il traguardo ha cercato tutte le compagne di squadra per ringraziarle una ad una e stringersi nel loro abbraccio.
Per Chiara è la terza vittoria al Giro e la quarta in una stagione in cui l’obiettivo sono i Giochi Olimpici di Parigi. Manca meno di un mese al grande appuntamento e il pensiero non può che andare lì, al velodromo e al sogno di una medaglia. «Le Olimpiadi sono il grande obiettivo e sono un sogno che inseguiamo da anni. A Tokyo non è andata molto bene, è stata un’esperienza formativa che ci ha immediatamente proiettato verso Parigi. Molte delle ragazze della pista sono al Giro per completare la preparazione, io stessa sono qui con l’obiettivo di prendere tutto il possibile e poi, una volta terminato tutto, ritornare nel velodromo. Ancora non sappiamo chi farà cosa, ma cercheremo di farci trovare pronte, ormai viviamo insieme, ci supportiamo a vicenda, abbiamo un legame magico» ci spiega Chiara.
Ormai abbiamo imparato a conoscere la bergamasca coma una ragazza sempre di buon’umore a cui piace scherzare, ma i suoi occhi brillano quando parla dei giochi olimpici. I Giochi in pista inizieranno il 6 agosto e quasi tutte le sue compagne di nazionali sono qui per rifinire la lor preparazione. Dopo il traguardo Martina Alzini e Vittoria Guazzini si sono fiondate a congratularsi con lei, sono di squadre diverse, ma poco importa perché a tenerle unite c’è qualcosa in più. «Sono come la mia famiglia, ormai vedo più loro dei miei genitori» ci dice Chiara. Il Giro è solo alla seconda tappa, mentre Parigi sembra dietro l’angolo. Chiara si farà trovare pronta. Ne siamo sicuri.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.