Qualche fiammata di Pogacar ed Evenepoel, ma tra i big del Tour al termine della tappa degli “Chemins blancs” dello Champagne tutto resta invariato. Eppure c’era molta attesa per i quattordici tratti sterrati. E i commentatori tv si sono parecchio entusiasmati quando il polverone rendeva offuscate le immagini. Punti di vista. Così a tappa appena conclusa, a caldo senza sentire tutte le analisi del dopo corsa, ecco la telefonata a Mario Cipollini per il consueto appuntamento della “Zampata di Re Leone”.
Mario, te lo dico subito: adoro la Roubaix e il Fiandre, mi piacciono L’eroica e le Strade Bianche ma gli sterrati nelle grandi corse a tappe no.
Qualche secondo di silenzio. «Neanche a me piacciono, ma capisco quelli a cui possono piacere. In genere comunque non sono favorevole alle situazioni estreme, come la cronoscalata di Plan de Crorones o l’arrivo quest’anno al Giro del Mottolino. Mi sembrano troppo e non c’è bisogno».
Una scivolata, un banale incidente e magari finisce k.o. un grande protagonista. Si cerca lo spettacolo nell’estremo e magari si fa polemica se un corridore cade - stavolta è toccato a Vlasov - e il meccanico lo rimette subito in sella. Situazioni in antitesi. Qualcuno sostiene che così non si fa, ci vorrebbe più prudenza prima di ripartire. Meglio un medico che accerti le eventuali conseguenze della caduta. Fosse caduto Pogacar si sarebbe detto lo stesso? Boh.
«Se devi prendere le giuste precauzioni il ciclismo sparirebbe. Chiuso. Se a venire giù da una grande montagna, il Galibier, per esempio, ti scoppia o stallona un copertoncino? E le volate? Ai 400 metri bisognerebbe mettere le gabbie come le partenze delle corse al galoppo. E gli sforzi immani a cui è sottoposto un corridore sono sani? Certo, magari in futuro ci saranno dei caschi che monitorano e avvertono immediatamente del tipo di trauma. Per ora lascia perdere, lascia che chiacchierino».
Ha fatto scalpore che Vingegaard abbia dovuto cambiare bici e corso per un lunghissimo tratto, e fino al traguardo, con quella di Tratnik, il compagno destinato - perché morfologicamente simile - a stargli vicino per aiutarlo in caso di problemi tecnici. E sai cosa penso? Che la Visma temendo una situazione simile abbia fatto partire Tratnik già con la bici di Vingegaard. Possibile?
«Assolutamente sì. Certo che può essere ed è già successo in passato. Masciarelli si era adattato alle misure di Moser per potergli passare la bici in qualsiasi momento. Però sai, noi abbiamo delle visioni. Però ci sono persone che certe problematiche non le capiscono proprio. Io, per esempio, se proprio si vogliono fare tappe di questo tipo autorizzerei il cambio di bici da terra. Invece è vietato. Così Vingegaard, che sappiamo cosa gli è costato essere di nuovo qui a lottare per la vittoria, ha rischiato di buttare via sogni e sacrifici per una stupidita di cui non ha colpe».
A proposito: mi pare che il danese stia crescendo. Oggi ha risposto bene agli attacchi della maglia gialla.
«Rispetto alle prime tappe è un altro corridore. Ha un altro colpo di pedale. Del resto io credo che la sua squadra abbia dei riscontri numerici altrimenti non lo avrebbe schierato al Tour».
Evenepoel era bello pimpante, poi dopo una sbandata su una curva a sinistra, è sparito. Prima attaccante, poi di rincorsa.
«Remco sta sfruttando una grande condizione, che non credo calerà durante il Tour. Però mi sembra che il ragazzo abbia, come abbiamo già detto, dei grossi limiti tecnici nella guida del mezzo. Lo vedremo sulle grandi montagne cosa saprà fare. Spero che si sciolga, altrimenti ogni curva lascia secondi preziosi».
Roglic, il quarto asso del mazzo per la classifica, non s’è visto.
«Ma secondo te se la Visma pensava che potesse vincere ancora grandi corse, se temeva che diventasse un vero avversario di Vingegaard lo avrebbe fatto andare via? Roglic o si è snaturato, cercando di trasformare sé stesso, per inseguire il sogno Tour, perdendo però alcune sue caratteristiche atletiche, alcune sue prerogative fisiche. Oppure comincia a essere logorato dalla carriera».
Stuyven pareva c’è l’avesse quasi fatta, invece… ma hai visto che posizione ha in bici? E quel “manubrietto”?
«La sua posizione è bassa e corta. Poi se si trova bene con un manubrio così stretto e dalla pipa lunga… Contento lui».
E VdP? Non è riuscito a rientrare sui fuggitivi e ha fatto in modo che Girmay prendesse altri punti preziosi per la maglia verde, obiettivo anche del suo compagno Phlipsen.
«Ha corso per tentare di vincere la tappa ma non ci sono le gambe. Non è lui. Se alle Olimpiadi vola…».