Una maxi-caduta porta all’annullamento della quinta tappa del Delfinato. Il fatto è successo a 21 km dal traguardo su un tratto rettilineo e bagnato dalla pioggia (vi proponiamo il video pubblicato da @lauralozanociclista sui social). Le cadute, lo sanno anche gli asini, fanno parte del ciclismo. Ma, verrebbe da dire, così no. Così è troppo.
Prima di parlare con Mario Cipollini, perché Re Leone ha sempre una visione molto acuta del ciclismo, è bene avere chiaro in testa come funziona (dinamica e regole), una corsa a questo livello. Parliamo di WorldTour e il Delfinato è una delle corse a tappe più importanti al mondo. Probabilmente, se si calcolano i punteggi dei corridori partecipanti, la terza dopo Tour e Vuelta e davanti a Tirreno, Baschi e Giro. Ma questa è un’altra storia.
Bene, vediamo quindi chi precede i corridori. Al Giro l’organizzazione è la seguente: una vettura civetta con due ispettori di percorso e un membro della commissione tecnica davanti in media mezz’ora rispetto ai corridori; auto civetta di ogni team; seconde ammiraglie dei team; inizio gara che precede i primi di circa 3 km; auto radio informazioni; altre due macchine di ispettori di percorso; tre auto della direzione corsa; un auto della giuria; due auto neutre scorta tecnica; due moto giuria; una decina di auto vip; un auto con il medico; un auto della polizia con il comandante; una ventina di moto della polizia; tra le 15 e le 20 moto scorta tecnica che segnalano gli ostacoli. Una lunga processione.
Sentiamo ora al telefono Cipo. Mario che ne pensi di quanto è successo oggi?
«Guarda la prima cosa è che mi spiace davvero tanto vedere a terra così tanti corridori. Mi fa male. Poi ti dico che sono sorpreso da questi eventi che succedono, a mio parere, troppo spesso. Bisogna trovare una soluzione perché tra poco le corse non le vincerà il più forte, ma chi resta in piedi».
Colpa dei mezzi tecnici?
«Non mi pare. Le bici sono migliorate rispetto al passato. E anche le gomme, con le sezioni e i gonfiaggi che si usano oggi, sono più sicure. I corridori sono in costante contatto radio con le ammiraglie. Fattori che dovrebbero limitare la pericolosità, invece… ».
Colpa dei corridori che non sono tecnicamente bravi? Che guidano male? Del modo di correre?
«In alcuni casi può essere. La caduta dei Baschi è stata innescata da un grave errore nell’affrontare la curva da chi era in testa al gruppo. Poi, li vedi, ci sono corridori che cadono più spesso. Indurain e Armstrong non cadevano mai… Ma uno che fa un errore tira giù qualcuno, non tutto il gruppo come è successo oggi».
Dalle immagini pare che il fondo stradale fosse molto scivoloso. Che i corridori che arrivavano da dietro non riuscissero a fermarsi, a stare in piedi.
«Potrebbe essere che ci fosse un asfalto nuovo e troppo oleoso. La pioggia, l’acqua, a tirato in superficie l’olio e questo trasforma l’asfalto con una patina micidiale. Dal video del resto si capisce benissimo che lì c’era un pericolo, si scivolava. E a oltre 60 all’ora può succedere una tragedia».
Quindi mi pare di capire che la colpa è di chi non ha segnalato il pericolo.
«Guarda se io fossi in corsa stasera m’incazzerei come una bestia con gli organizzatori e con la mia squadra. Con tutte le attenzioni che ci sono, con tutta la tecnologia applicata alle corse, è incredibile che i pericoli non vengano segnalati. Nessuno si è accorto che lì si scivolava peggio che sul ghiaccio? Che improvvisazione! Che incapacità».
Cipo e per evitare che questi incidenti si ripetano come bisognerebbe fare?
«Bisognerebbe mettere un ciclista esperto e dalle grandi capacità, non uno qualsiasi perché è libero e nella vita non ha nulla da fare, in moto davanti alla corsa. Però uno vero, che conosce bene il ciclismo. E non in auto, in moto perché così si hanno percezioni reali. Una figura che dovrebbe essere ascoltata da giudici e organizzatori».