Un Giro d'Italia, quello appena concluso, che verrà ricordato a lungo in Lucchesia per le due tappe che hanno coinvolto Lucca, Viareggio e Torre del Lago ma anche per la prima partecipazione del nuovo "cannibale" Tadej Pogacar
Quando a Lucca si parla di Giro d'Italia e di consuntivi chi può farlo meglio di Ivano Fanini? Colui che ha partecipato con le sue squadre a quindici edizioni, vincendo con i suoi corridori altrettante tappe fra individuali e a squadre, con la classifica finale della maglia bianca conquistata da Stefano Tomasini nel 1988. La Fanini è stata l'unica squadra lucchese di sempre ad essere in gara al Giro d'Italia ed il suo esordio con la corsa rosa il destino volle che avvenisse proprio a Lucca nel cronoprologo del 1984. Difficile se non impossibile che un'altra squadra lucchese possa in futuro ripercorrerne le stesse orme.
«Un Giro dominato da Tadej Pogacar - dice il patron lucchese -: mi hanno colpito la sua personalità, il suo carisma e la sua determinazione. Un esempio per questa generazione ma in più vanno messe in eviudenza la sua generosità e la sua gioia nell'accontentare i tifosi come quando nello strappetto del Pianaro ha regalto la borraccia ad un bambino che lo inseguiva a piedi».
Come le è sembrata la qualità dei corridori a questa edizione?
«Quando fra i partenti c'è un fuoriclasse così, gli altri sembrano niente. Ogni epoca ha i suoi campioni, difficile fare un confronto con il passato perchè oggi le bici sono diventate più performanti, veloci e aerodinamiche. L'unico atleta in questo momento in grado di competere con lo sloveno è il danese Jonas Vingegaard, scoperto dal mio ex corridore Brian Pedersen: mi auguro ritrovi la condizione per il Tour e farci assistere così ad un altro epico duello».
Ogni anno quando c'è il Giro cosa le salta in mente?
«Mi emoziono a pensare quante volte le mie squadre sono state protagoniste. Ricordo i successi di tappa con Magnusson, Chioccioli, Bo Larsen, Convalle, Di Basco, Cimini e di altri in maglia Fanini. Lo sa perchè dico questo di risposta alla sua domanda? Perchè anche nei momenti più significativi di questo Giro c'è stato anche se indirettamente il mio zampino».
Si spieghi meglio...
«Nel percorso dei ciclisti che hanno prodotto azioni risolutive in questo Giro c'è un po' della mia storia. Ad esempio il gregario che ha tirato in salita per i sei successi di Pogacar è Rafal Maika, il polacco che fu portato a correre in Italia nel Gragnano Sporting Club da un mio ex corridore e direttore sportivo, il compianto Elso Frediani, scomparso ad agosto dello scorso anno. Frediani impuntò i pedali da giovanissimo in maglia Fanini e divenne diesse con le mie squadre. Maika è un suo prodotto quindi un po' di storia appartiene a me».
E ancora: «Un altro ciclista che è stato fra i grandi protagonisti del Giro è Jonathan Milan , incitore di tre tappe e della maglia ciclamino oltre ad aver ottenuto quattro secondi posti. Ebbene Jonathan è figlio di Flavio che io feci passare professionista nelle mie squadre dopo che lo vidi vincere al "Del Rosso". Altro protagonista Filippo Ganna che ha vinto la cronometro di Desenzano Del Garda. Ebbene Ganna è stato ciclisticamente scoperto dal mio ex corridore Florido Barale, successivamente passato a Marco Della Vedova e allenato in nazionale dal c.t. Marco Villa: tutti coloro che hanno contribuito alla sua crescita sono ex miei corridori ed anche in questo caso quindi ha influito in qualche maniera la storia con le mie squadre».
Ha accostamenti anche con Antonio Tiberi?
«Certo. Il talento ciociaro, che secondo me sarà l'erede di Vincenzo Nibali, è allenato da Michele Bartoli, vale a dire da uno fra i migliori talenti da me scoperto, messo in bicicletta e lanciato nelle categorie giovanili. Michele in età giovanile ha imparato tutto dal mio team, diventando uno fra i più forti corridori di sempre, tanto è vero che fu soprannominato "Leoncino delle Fiandre". Il suo allievo Tiberi ha vinto la classifica dei giovani ed anche questa maglia bianca. Non soltanto: anche il giovane tedesco Georg Steunhauser, vincitore della 17.a tappa da Selva di Val Gardena davanti a Pogacar e due volte terzo in altre due tappe, è allenato dal mio pupillo Michele Bartoli».
Un altro ex eccellente di Fanini è il canadese Mike Woods, che ha partecipato al Giro con il fiero obiettivo di conquistare un successo di tappa. Purtroppo si è dovuto ritirare dopo la tappa Genova-Lucca a causa di una caduta che gli ha provocato una commozione celebrale.
Indubbiamente a Ivano Fanini, oggi 73 anni, va dato il merito di un grande fiuto ciclistico avendo scovato nel tempo giovani di prospettiva, rinnovando le sue squadre una volta che questi spiccavano il volo verso formazioni più ambiziose.
da La Gazzetta di Lucca
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