Verrebbe da dire che era già tutto scritto. Alcuni lo avevano già pronosticato nella prima tappa, ma dopo la fumata nera della frazione inaugurale del Giro, Tadej Pogacar si è preso vittoria di giornata e maglia della corsa rosa confermando l’unanime pronostico che lo vedeva come unico e possibile dominatore. A Oropa, la salita resa mitica da Marco Pantani, lo sloveno del Team Uae ha acceso i cuori dei tifosi e di tutti gli appassionati di ciclismo salutando i suoi diretti avversari a 4 km dal traguardo e rifilando distacchi che vanno dal mezzo minuto in su.
Il Giro è già chiuso? Ce lo chiediamo e se lo chiedono già tutti sin dalla vigilia della partenza, Pogacar che ormai ha capito l’atmosfera intorno a lui, durante la conferenza stampa al Santuario di Orpa, anticipa tutti mettendo le cose in chiaro: «Sono felicissimo ed emozionatissimo – dice con uno dei sui soliti sorrisi- ma non me la sento di fare festa grande e di festeggiare, il mio pensiero è già a domani e ai restanti giorni. Il Giro è appena iniziato, mancano ancora 19 tappi ed è difficile dire quello che succederà».
Eppure in due tappe di Giro di cose ne sono successe tante, una fra tutti la foratura e conseguente del fuoriclasse sloveno ai piedi della salita di Oropa che a molti ha ricordato la cavalcata di Pantani. Pogacar ha però rassicurato tutti: nulla di grave, solo un errore di valutazione, doveva fermarsi prima della curva e non l’ha fatto, grazie alla squadra è rientrato con tutta calma in gruppo.
La vittoria ad Oropa è la prima alla corsa rosa per Pogacar che entra ufficialmente nel gruppo ristretto dei corridori che hanno vinto almeno una tappa in tutti e tre i grandi giri: «Tutti i corridori sognano di vincere una tappa in tutti i grandi giri ed entrare nel gruppo di quelli che ci sono riusciti è bellissimo – prosegue Pogacar – tutte le tappe che ho vinto sono speciali, ma oggi forse lo è un po’ di più. La maglia rosa è un sogno che mi porto dietro da molti anni ed ora esserci riuscito è pazzesco, cercherò assolutamente di tenerla fino alla fine. Oropa è una salita mitica e affrontare l’ultimo tratto da solo è stato bellissimo: sulla strada c’era una folla gigantesca che mi incitava e urlava il mio nome, sentivo tutto il loro affetto e mi hanno spinto a dare ancora di più».
Se qualcuno nella prima tappa aveva storto il naso sulla tattica della Uae che aveva lasciato Pogacar solo troppo lontano dal traguardo, la squadra emiratina si è fatta subito ricredere. Sulla salita di Oropa tutto è andato secondo i piani imprimendo un alto ritmo in gruppo e preparando l’attacco del fuoriclasse sloveno. «Ad Oropa volevamo vincere, era quello il piano e i miei compagni di squadra hanno fatto un lavoro incredibile. Rafal Majka ha fatto tutto alla perfezione, ci conosciamo da molti anni e ormai riusciamo ad intenderci senza parlarci, sapeva che avrei attaccato proprio in quel punto, era quello il piano, ma il ciclismo non è matematica, è fatto di cuore, di intuito e anche un po’ di fortuna. Ad Oropa è andato tutto secondo i piani».
Dopo due sole tappe di Giro Pogacar è già saldamente in testa con un buon distacco sugli avversari e tre giornate, sulla carta per velocisti, per rifiatare. Tutto sembra già scritto, eppure mancano ancora 19 giorni di gara, ci sono tante montagne lo sterrato e le lunghe cronometro «Ho fatto tutte le ricognizioni, cercherò di dare il 100% e di rispondere ai miei avversari. Il Giro è appena iniziato» dice infine un sorridente Pogacar, orgoglioso ed emozionato per la sua maglia rosa che non lascerà tanto facilmente.