Geraint Thomas lo scorso anno è arrivato secondo al Giro d’Italia e davanti a lui c’era Primoz Roglic, che finalmente, ha dimostrato di poter vincere le grandi corse a tappe al di fuori della Spagna.
Thomas era contento del suo secondo posto e già lo scorso anno aveva espresso il desiderio di tornare in Italia e tentare di vincere la corsa rosa, anche se l’età non gioca a suo favore. Quest’anno Roglic non ci sarà e Pogacar sarà l’uomo da battere.
«E' stata una partenza di stagione in cui non ho corso tantissimo però ho potuto vedere che c’è una bella atmosfera nel team - ha detto Thomas in conferenza stampa -: ci sono ragazzi giovani e promettenti come Magnus Sheffield, che è qui accanto a me. Quest'anno mi sentivo più forte negli allenamenti, però ogni anno che passa è differente e cambiano sempre i risultati».
Le domande sulla presenza di Pogacar non si sono fatte aspettare, ma Thomas è sereno e ha voluto sottolineare sia la forza del suo rivale, ma anche la sua disponibilità a scontrarsi con lui in corsa, senza temere sconfitte e lottando fino alla fine per ottenere il miglior risultato possibile.
«Non penso di partire già da battuto, altrimenti non sarei qui. C'è tanta pressione, è una corsa diversa rispetto all'anno scorso, perché chiaramente abbiamo un grande favorito come Pogacar. Proveremo a fare il possibile per contrastarlo. Lui è uno dei corridori più forti di sempre e sarà una bella sfida. Però il Giro è sempre pieno di insidie e chi è favorito come Pogacar non è sempre avvantaggiato».
Tutte le corse a tappe nascondono ogni giorno delle difficoltà. C’è poi anche l’aspetto della fortuna e della condizione fisica e per perdere un grande giro, certe volte basta una giornata negativa in montagna e la classifica generale, in poche ore può essere riscritta.
«Faremo di tutto, ma oltre alle insidie sul percorso, ci sono anche altri fattori come la fortuna o la sfortuna che giocano un ruolo fondamentale».
Thomas è un corridore esperto e per lui questa sarà la sesta partecipazione alla corsa italiana. «Questo percorso mi piace perché ci sono tanti chilometri a cronometro e ogni grande giro è difficile, anche quando le salite arrivano all'inizio come in questo caso, però ci sono delle cronometro lunghe che mi piacciono. Forse avere queste salite all'inizio toglierà un po' di quel caos che c'era quando le prime settimane dei grandi giri erano piene di tappe pianeggianti, però alla fine non credo che questo farà grandi differenze, perché conta sempre andare forte alla fine».