Nove giorni di gara, sei vittorie. Ultimo traguardo tagliato, il 24 marzo a Barcellona: successo di tappa e trionfo nella Volta a Catalunya. Tadej Pogacar torna a correre dopo quattro settimane di assenza e lo fa sapendo di avere il favore del pronostico e gli occhi di tutti addosso.
Con il solito sorriso sulle spalle, il campione sloveno della UAE Emirates fa attendere un po’ i giornalisti arrivati per la sua conferenza stampa nell’albergo di Bilzen che lo ospita, ma poi si concede con grande disponibilità e comincia a raccontare, partendo dalla delusione di un anno fa, quando cadde nella prima parte della corsa procurandosi una doppia frattura alla mano che poi lo ha condizionato anche al Tour de France.
«Una caduta la cui responsabilità è tutta mia. In realtà ero completamente rilassato, concentrato solo sul non sprecare energie, guardavo il compagno di squadra Vegard Stake Laengen che è alto quasi due metri e quando Mikkel Honoré è caduto proprio davanti a me, non sono stato prontio a reagire a reagire. Colpa mia, tutto qui».
Concluso lo stage di Sierra Nevada, punto focale della sua preparazione in vista del Giro d’Italia, Pogacar ha trascorso qualche giorno nella sua casa di Montecarlo dove si è allenato con il bel tempo. Ma oggi ha fattio i conti con il freddo e la pioggia del Belgio: al contrario di Van der Poel, lo sloveno non ha voluto rinunciare alla ricognizione.
«Si poteva fare, quindi abbiamo fatto un bel giro. A me piace fare la ricognizione della Liegi ogni anno: è la quinta volta che affronto questa classica e ogni volta non vedo l'ora di poter pedalare su queste strade, anche con questo brutto tempo. La soluzione? Abbiamo pedalato più velocemente per avvertire meno il freddo».
Però anche Tadej ha un limite...
«Mercoledì ho seguito la Freccia in tv e non mi sono affatto pentito di non essere stato in corsa. È stato terribile vedere i ragazzi in azione sotto la neve e la pioggia. Tuttavia non credo che quella giornata difficile avrà molta influenza sul risultato di domenica. Basta poco per riprendersi completamente da una giornata come quella».
Ovviamente al centro delle domande c’è la sfida con mathieu Van der Poel.
«Mi piace correre contro Mathieu ma domenica non dovrò teneree d’occhio soltanto lui. Certo, la Liegi è più adatta agli scalatori che a un atleta pesante come lui, ma sappiamo bene che Mathieu è capace di tutto. Io credo che possiamo aspettarci attacchi ben prima del traguardo, ma non solo da parte di Mathieu. Sarà sicuramente una corsa molto aperta».
E poi sul campione del mondo aggiunge: «Non solo in questa primavera, ma ogni anno Mathieu mostra grandi cose. Ma quest'anno con la maglia iridata sembra sia ancora più forte. Sceglie le sue gare con attenzione e lascia il segno: è davvero un fenomeno delle classiche. Non è divertente scontrarsi contro di lui perché è fortissimo...».
Qualche parola arriva anche sulla tattica: «Dopo le Strade Bianche per me e il Fiandre e la Roubaix per lui, la gente si aspetta che uno di noi sia lanciato verso il traguardo da lontanissimo. Ma io non credo che sarà così, non è realistico. Liegi-Bastogne-Liegi non è la Strade Bianche né la Roubaix. Le salite più difficili qui sono tutte nel finale. Se attacchi presto a Liegi, rischi molto».
Un pensiero anche per Remco Evenepoel: «La sua assenza sicuramente inciderà sulla corsa: dall'inizio dell'anno non vedevo davvero l'ora di competere contro di lui in questa classica. Proprio come me, Remco ama Liegi, stata sicuramente una battaglia interessante. Ma anche quest’anno non ci sarà la nostra sfida: il ciclismo a volte non è il massimo...».
E quando un collega gli dice “lei è il superfavorito, può solo perdere...”, la risposta di Pogacar è immediata e chiara «Non ho pensato di perdere nemmeno per un secondo».
Poi aggiunge: «I favoriti in realtà sono tanti. Chi finisce tra i primi dieci dell'Amstel Gold Race o della Flèche Wallonne può fare una grande a Liegi. E comunque questa resta la mia gara di un giorno preferita. Ho già vinto tre volte il Giro di Lombardia e una sola volta la Liegi: negli ultimi due anni non ho avuto fortuna, ma io questa corsa la adoro...».