Di bello e di nuovo, quest’anno la Sanremo propone una scommessa: riuscirà a far centro uno dei grandi favoriti, che in due assommano una sola corsa disputata in stagione? Nel nuovo ciclismo dei fenomeni che spingono sempre a tavoletta non ci sarebbe da stupirsi, meno ancora se i due in questione si chiamano Pogacar e Van der Poel. Chissà cosa si inventeranno sul percorso di 288 chilometri che parte fuori da Milano per la terza volta, la seconda da Pavia, ma dal Turchino in poi mantiene rigorosa la sua tradizione, con i capi nel finale ad agitare la corsa: magari è la volta buona che per saltare sul divano non si debbano aspettare Cipressa e Poggio, ma si cominci prima. Sette gli ex vincitori che si presentano al via (Kristoff, Demare, Kwiatkowski, Alaphilippe, Stuyven, Mohoric e lo stesso Van der Poel), cinque gli italiani che in questo millennio sono riusciti a entrare nell’albo d’oro: Nibali, sei anni fa, l’ultimo, oltre che l’unico da un decennio in qua. Ecco le dieci facce con più chance di salire in cima al podio.
TADEJ POGACAR. Vince perché quando dice di puntare a farlo spesso ci riesce, perché nell’unica esibizione stagionale si è rivelato mostruoso, perché ha la fantasia per inventarsi la soluzione che non ti aspetti. Non vince perché chi ha un briciolo di speranza non avrà per lui un occhio di riguardo, ma entrambi.
MATHIEU VAN DER POEL. Vince perché le classiche gli riescono proprio bene, perché già due anni fa scelse di aprire in Riviera la stagione finendo terzo, perché è un altro di quelli che non ha bisogno di far rodaggio in corse minori. Non vince perché scegliere di aprire la stagione con una gara di 300 chilometri è comunque un azzardo.
MADS PEDERSEN. Vince perché quest’anno lo sta facendo spesso, perché ha la squadra più fornita di punte, perché è pur sempre il più veloce degli uomini di fondo e il più fondista degli uomini veloci. Non vince perchè i due grandi favoriti hanno una marcia in più rispetto agli altri, lui compreso.
MATEJ MOHORIC. Vince perché è uno che ci prova sempre, perché in salita va al passo degli altri e in discesa va più forte di tutti, perché ha seguito lo stesso programma che due anni fa gli consentì di vincere. Non vince perché da quando è entrato nell’albo d’oro i rivali hanno imparato a marcarlo stretto.
JASPER PHILIPSEN. Vince perché in caso di arrivo allo sprint è il più pericoloso, perché sugli strappi è bravo a star davanti, perché un Van der Poel non al massimo potrebbe trasformarsi in una spalla ideale. Non vince perché il primo pensiero dei grossi calibri è lasciare per strada i velocisti come lui.
FILIPPO GANNA. Vince perché è pur sempre il secondo classificato di un anno fa, perché una Tirreno-Adriatico senza stress è servita a migliorarlo, perché alla Sanremo può arrivare primo anche chi non si presenta al top. Non vince perché se il suo compagno Pidcock starà meglio di lui dovrà mettersi al suo servizio.
CHRISTOPHE LAPORTE. Vince perché è adatto a classiche come questa, perché con l’emergente velocista Kooij divide il ruolo di punta nella Visma, perché le tre gare corse quest’anno le ha chiuse tutte nei primi dieci. Non vince perché rispetto ai favoriti ha qualcosa in meno sia in salita che in volata.
JONATHAN MILAN. Vince perché ha la forma per riuscirci, perché a 23 anni lo spingono entusiasmo e inconsapevolezza dei propri limiti, perché è un velocista che sulle salite resiste senza fare gli straordinari. Non vince perché quelli meno veloci di lui faranno di tutto per evitare una soluzione allo sprint.
JASPER STUJVEN. Vince perché è uno di quelli che l’ha già fatto, perché sta andando fortissimo, perché nella Lidl Trek a tre punte è un lussuoso jolly in grado di ritagliarsi uno spazio tutto suo. Non vince perché uno come lui deve farlo giocando d’anticipo e i favoriti faranno di tutto per impedirglielo.
MICHAEL MATTHEWS. Vince perché è una delle classiche che gli riescono meglio, perché ha chiuso nei primi dieci metà delle sue dieci partecipazioni, perché con l’incognita Plapp può contare su un minimo di strategia. Non vince perché essere un ottimo piazzato non significa anche essere un sicuro vincente.