Un mese fa ci aveva raccontato la sua voglia di continuare a pedalare ma senza scendere a compromessi, ora ha fatto la sua scelta: l’avventura di Simone Bevilacqua nel ciclismo professionistico finisce qui. Dopo sei anni di attività nella serie maggiore, con una vittoria all’attivo, il 26enne di Marostica esce dal gruppo. Il mancato rinnovo con la Eolo Kometa (dall’anno prossimo Polti Kometa) e l’assenza di valide alternative hanno messo la parola fine alla sua carriera. Dopo vent’anni trascorsi sul sellino è ora di cambiare vita, un passaggio non semplice, soprattutto quando non lo si compie per scelta.
«Al Giro di Croazia il management mi ha comunicato le sue intenzioni, speravo che non fossero definitive, ma così non è stato – racconta Bevilacqua -. Nel finale di stagione mi sembrava di essere andato bene, mi sono messo a disposizione della squadra come ho potuto. Le cose si erano messe male da gennaio. Alla Vuelta a San Juan, in Argentina, non siamo andati bene. Dopo la Milano-Sanremo non sono più stato convocato alle corse per quasi tre mesi. Non ho ottenuto risultati personali ma ho sempre lavorato per i miei compagni, a quanto pare non è bastato».
Simone Bevilacqua ha iniziato a correre da giovanissimo con il V.C. Città di Marostica. Da junior ha vinto molto: sei vittorie al primo anno con la Villadose Sandrigosport, altre sei al secondo anno con la Brenta Workservice, compreso il campionato italiano della cronometro individuale. Se l’è cavata bene anche da Under 23, con la Zalf, quattro acuti gli hanno aperto le porte del professionismo. Ha debuttato nel 2018 con la Wilier Triestina – Selle Italia, poi diventata Neri Sottoli e Vini Zebù. Al suo secondo anno da professionista ha vinto la seconda tappa del Tour of Langkawi, in Malesia. Nel 2022 e nel 2023 ha corso con la Eolo Kometa di Ivan Basso e Alberto Contador, senza risultati di rilievo.
Dopo avere passato quattro quinti della sua vita a pedalare, a gennaio Simone Bevilacqua inizierà a lavorare assieme al papà, al fratello e allo zio nella lattoneria di famiglia. Un futuro che aveva già messo in preventivo, ma non così presto. «Di solito in questo periodo sceglievo le nuove scarpe da bici, adesso mi devo comprare quelle antinfortunistiche – commenta amareggiato il passista di Marostica -. Il ciclismo è sempre stato la mia vita, non mi è mai pesato allenarmi, la fatica in bici mi fa stare bene. Questo sport mi ha permesso di conoscere il mondo e molte persone fantastiche. I miei riferimenti sono stati soprattutto Filippo Pozzato, con cui ho condiviso il suo ultimo anno da corridore, Maxi Richeze e Gianluca Brambilla, corridori esperti che mi hanno dato tanti consigli. Se tornassi indietro? Farei un anno in più da dilettante per arrivare più maturo al professionismo e penserei più a me stesso e meno ad aiutare gli altri. In bici comunque continuerò ad andarci, non mi è andata di traverso, non mi ha fatto niente di male».
da Il Giornale di Vicenza