La grande festa per super Bruseghin

| 12/06/2008 | 14:36
Festa popolare per un campione troppo originale. Il campione che ama la campagna e la collina, alleva gli asini (arrivati a quota 23!) ha tre cani con cui va a caccia ed è solito incrociare e perdersi con un cervo, l’usignolo o la civetta. Vale ben più di una celebrazione lo storico ed esaltante podio acciuffato e strameritato all’ultimo Giro d’Italia da Marzio Bruseghin dopo troppe stagioni di onorato gregariato. Il popolo del Bruss, quello che col cappellino dalle orecchie d’asino e le tshirt “Sesso, vin e Bruseghin” andate a ruba (esaurite) è solito invadere le Dolomiti alla corsa rosa, ma non solo, era tutto lì. Radunato all’agriturismo La Pila di Cison. Qualcosa come 500 e spicciole persone, ordinate solo sino ad una certa ora della notte, orgogliose ed impegnate a strappare autografi e scattare foto ricordo assime al proprio beniamino. Impegnate a sorseggiare l’Amets, il prosecco prodotto dai Bruseghin nella placida tenuta di Piadera e banchettare con un favoloso spiedo-gigante organizzato da Luigino Cecchinel, anima del locale vivaio de La Vallata, con l’effervescente regia dell’imprevedibile Alessandro “Bomba” Da Re. Commensali gli amici di sempre. Con in testa l’artista trevigiano del vetro Marco Varisco che ad un certo punto ha estratto due favolosi maxi-calici (prontamente riempiti di prosecco) donati sia a Marzio che all’enfant du pays di Valmareno, nonché collega, Tiziano Dall’Antonia reduce dal primo Giro d’Italia terminato col 4. posto nella tappa di Cesena e tanto altro. Poi il presidente del Fans Club Alessandro Menegon e l’ex professionista Michelangelo Cauz. Quindi i familiari più stretti con papà Corrado, mamma Bruna, la sorella Sabrina e l’eterna morosa Alessia Grava. Ad applaudire il saggio ed osannato pedalatore di S.Apollonia di Anzano salito in Piadera, anche Ettore Floriani e la famiglia Presti con la stellina Gloria, l’onorevole Guido Dussin, il padre di Ciclismo di Marca che sogna un team di professionisti tutto veneto capitanato dai big trevigiani, il collega Toni Da Re, pure lui grande appassionato di ciclismo ed il sindaco di Follina Marcello Tommasi. Fiore all’occhiello la “straordinaria” presenza (ha annullato un concerto pur di esserci e suonare) del cantautore ferrarese Guido Foddis. Classe ’74 proprio come il Bruss il corridore amico dei “muss” che compirà gli anni domenica 15 giugno. Tra verità e goliardia l’artista, conosciuto lo scorso anno in una serata musicale a Cappella Maggiore, ha composto il motivo “Gli asini pedalano” dedicato a Marzio e diventato l’inno del Fans Club di Marzio Bruseghin. Prima che i festeggiamenti assumessero connotati tipicamente alpini, la serata ha avuto nobili fini. La vendita dei gadgets realizzati è servita (ricavati 3mila e 500 euro) e servirà per sostenere la onlus Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, tramite Daniela Salton, la giovane di Cison che nel 2005 ha subito un trapianto bipolmonare per la malattia genetica. Impegni agonistici a parte, per tutti l’appuntamento è ora per la singolare cronoscalata del passo San Boldo, tradizionale sfida di fine stagione (si è andati dal tandem al risciò) in cui dal 2004 a novembre ne succedono sempre di tutti i colori. All’ultimo Giro d’Italia è scoppiata la Bruseghin-mania che ha “invaso” il terzo gradino del podio. Scopriamola assieme. A – Asini Sono arrivati a 23 quelli allevati sulle colline vittoriesi. Piera (la più vecchia), Bruss (il suo preferito), Alessandro, Francesca, Piccola, Pierina, Pasqualina, Giuliano, Teresa, Camilla, Celeste, ecc. Sono solo alcuni. “Mi stupisco della loro intelligenza. Quello di mio zio riconosceva il rumore della bici. Quando sono rientrato dal Giro mi hanno accolto con un concerto”. Ispirandosi a Marzio ed ai suoi asini il cantautore ferrarese Guido Foddis ha realizzato l’inno “Gli asini pedalano”. B – Bomba Nessuna affinità con sostanze dopanti. E’ il soprannome ereditato dal nonno partigiano di Alessandro Da Re da Valmareno, assieme ad Alessandro Menegon, anima del Fans Club che si contraddistingue dagli ormai celebri cappellini con le orecchie d’asino. “E’ un personaggio inimitabile, colui che ha dato spettacolo davanti al palco di Milano. E’ salito prima di me”. C – Caccia “E’ natura, respirare, camminare, ascoltare, sentire. La caccia è soprattutto aspettare. E rispettare. Una scuola. S’imparano a conoscere animali, alberi, suoni, tempi. Alla fine ti sembra di non aver incontrato nessuno, invece sei stato per ore in mezzo a migliaia di esseri viventi". D – Donne. In vista del trittico infernale sulle Dolomiti al via della Modena-Cittadella, Marzio si è lasciato andare in un “già da domani inizieranno a dividersi gli uomini dalle donne”. E – Enogastronomia & cultura basca “Ho una certa passione per la cultura basca, somigliano a noi veneti. Come noi hanno l’attaccamento all’identità popolare, al territorio, al senso del buono e della qualità della vita che passa attraverso l’enogastronomia”. F – Femene. Come Pian delle Femene, riserva di caccia del Bruss: “E’ il mio Paradiso a cui non potrei mai rinunciare. Il bosco è vita”. Ma anche la salita per i test: “Qui prima del Giro verifico sempre la mia condizione, non mente mai”. G – Gregario. “Non ho mai pensato di fare il capitano. Quest’anno però mi è capitato al Giro perché Cunego ha deciso di correre il Tour. Da gregario devi pensare per due. Meglio forse essere capitani”. H – Hiru. In basco significa tre. E’ uno dei quattro splendidi setter che lo accompagnano nelle battute di caccia. C’è anche Saro bianco e marrone. I – Ispirazione. Quella avuta, guarda caso da un asino, durante la crono Pesaro-Urbino: “Mi è venuta vedendolo in maglia rosa sulla salita di Colbordolo. Pensavo ad un miraggio, invece era a bordo strada”. L – Licenza. Di caccia con porto d’armi presa dalla morosa Alessia Grava (sono assieme sin da ragazzini) che Marzio non si decide a sposare: “Adesso però non posso più scherzare. Almeno così verrà a caccia con me”. M – Marco. E’ Varisco , maestro trevigiano del vetro. Amico di vecchia data che ha realizzato il calice senza base portato sul podio di Urbino. “Se il vino è buono, significa che lo bevi tutto. Così quando lo appoggi orizzontalmente non spandi nulla”. N – Natura. Sin da bimbo Marzio ha sognato di fare il contadino o la guardia forestale: ”I miei nonni erano contadini. Adoro sentire gli odori della natura, quelle sensazioni che solo la natura ti sa regalare. Adoro la manifestazione della natura come forza suprema. Ne resto affascinato, rapito, estasiato“. O – Olimpiadi. “E’ il Paradiso dello sport. Il sogno di ogni atleta, dove una medaglia nel ciclismo vale come quella del badminton. Se vinci diventi un semi-Dio. Spero di esserci a Pechino. La crono è molto dura”. P – Passo S.Baldo. L’ormai mitica sfida invernale del “Canal de San Boit”: Partenza da Tovena in risciò arrivo sul S.Boldo: 6,500 metri di dislivello: “Con cadute di bici e anche di stile". R – Rapporto. Speciale, poetico con un certo tipo di strada: “In ricognizione il percorso l’ho abbracciato ed ho capito che sarei andato d'accordo con lui. C’era feeling. Quando ho queste sensazioni faccio sempre bene. Accadde anche lo scorso anno a Oropa”. Poi ha dominato la crono Pesaro-Urbino. S - San Maman. Chiesetta presente in loco dedicata al protettore delle nutrici e dell’ecologia. E l’azienda agricola sviluppata in Piadera, nei 4 ettari di collina poco sopra Vittorio Veneto, dove ha fissato la sua dimora. Produce l’Amets, "sogno" in basco. Prosecco doc. Ultima produzione 12mila bottiglie. Q – Quattro. I team da professionista: Brescialat, Banesto, Fassa Bortolo e Lampre. T – Trio Medusa. Nell’angolo su Radio Deejay, martedì scorso Marzio è stato protagonista di un esilarante siparietto. U – Unghie. Alla partenza della Verona-Alpe di Pampeago, primo tappone dolomitico diceva: “Oggi ho lasciato le unghie lunghe per restare aggrappato meglio ai miei avversari”. V – Vila. E’ il basco Patxi Vila, suo compagno di squadra alla Lampre a cui e legato in maniera più che fraterna. Gli scambi di visite sono frequentissimi. Z – Zero. Come, ahinoi, le vittorie su strada. Professionista dal 1997, Bruseghin ha vinto sempre e solo a cronometro. La prima nel 2006 fu il tricolore di Udine, poi sono arrivate le due tappe al Giro d’Italia. “ Ma non ne sento ltanto la mancanza”. Massimo Bolognini
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