Se lo avessero detto o scritto dei giornalisti apriti cielo! Se l'avessero sostenuto dei colleghi intransigenti li avrebbero cacciati dal gruppo, adesso, dopo aver negato anche di essere nati - in particolare Lance Armastrong -, non vanno giù tanto per il sottile. Il ciclismo degli Anni Novanta è stata una farsa, una commedia ben recitata ma una commendia. «Eravamo entrambi delle icone nei nostri Paesi: io perché avevo sconfitto il cancro e avevo ispirato molte persone, Jan Ullrich come primo vincitore tedesco del Tour. Anche se sembra immodesto: eravamo i più grandi del ciclismo, in tutto il mondo. E facevamo parte di questa generazione di merda". Parola di Lance Armstrong.
Da anni, al termine dell'estate, si incontrano a Mallorca e ricordano i tempi andati. È qui che hanno rilasciato un'intervista doppia al magazine tedesco Die Zeit. È passato tempo dai successi e dallo scandalo doping che, in momenti diversi, li ha sommersi ma proprie queste esperienze comuni hanno avvicinato i due campioni. «Ammiro il carattere di Jan, è amichevole e generoso. Ed è completamente diverso da me», ha detto Armstrong dell'amico. «Ora stai esagerando!», ha ribattuto il tedesco. Ma è il doping che accomuna le loro storie. La tesi è che all'epoca nessun ciclista ne sia stato immune: «Mentre gli altri hanno potuto continuare a lavorare, Jan e io, compreso Marco Pantani, siamo stati trattati diversamente. Mi ci sono voluti dieci anni per uscirne. È stato il motivo per cui non ho lasciato Jan da solo quando era in difficoltà», dice l'americano, che quando il Pirata era in vita lo trattò chiaramente diversamente, ed è bene ricordarlo. È bene ricordare al texano che al Pirata non era simpatico neanche un po', anzi, ha sempre ritenuto che LUI beneficiasse di un salvacodotto che nessun corridore in gruppo disponeva.
«Pantani era già morto all'epoca. Non avrei potuto sopportare di perdere un altro di noi», prosegue l'ex ciclista statunitense che ricorda come nel 2018, chiamato da un amico di Ullrich, raggiunse Maiorca. «Mi ero completamente perso. Gli amici hanno provato di tutto all'epoca: niente da fare. Alla fine hanno pensato che l'unica persona in grado di contattarmi fosse Lance - conferma il tedesco - All'epoca Lance venne a trovarmi in clinica e parlò con i medici. Riuscì a motivarmi ad andare in riabilitazione. Mi ha detto: "Hai dei figli, hanno bisogno di te, non buttare via la tua vita; pensa a quello che è successo a Pantani. Lance mi ha scosso"».