L’ultima domanda che Marco Bonarrigo, firma ciclistica del Corriere della Sera, pone al presidente della Federazione Ciclistica Italiana è: si ricandiderà per un secondo mandato? La risposta non si fa attendere ed è netta: «Si».
Benvenuti nell’anno olimpico, ma anche elettivo, quello del rinnovo delle cariche: Cordiano Dagnoni ci riproverà. Nel frattempo ingaggia un botta e risposta con Bonarrigo sul momento del ciclismo italiano, non propriamente felice, nonostante le 120 medaglie conquistate nell’arco di questa stagione. Scrive Bonarrigo: «Il 2023 andrà in archivio come l’anno più nero della storia del nobilissimo ciclismo italiano. Alle zero vittorie nelle 35 corse World Tour (come nel 2022) e al Mondiale su strada che ci manca da 15 anni si aggiungono il declassamento nella squadra olimpica e la flessione di risultati delle ragazze. Cordiano Dagnoni guida la Federciclismo da due anni. Che succede, presidente? «Senza una squadra italiana nel World Tour i nostri migliori atleti militano in team stranieri e spesso in ruoli di gregariato…».
Il perché, basta leggere il Corriere di oggi e lo scoprirete da soli, in sintesi: mancano benefici fiscali per chi investe nel ciclismo. E la sicurezza? È un problema, sempre in sintesi: ci vogliono spazi protetti. E gli impianti al chiuso? «Ci siamo quasi. La pista di Montichiari (struttura formalmente inagibile, ndr) dovrebbe essere aperta prima di Natale. E intanto si è sbloccato con un finanziamento pubblico di 8 milioni il progetto di Spresiano, a Treviso».
L’ultimo pensiero è sul Nibali studente, che sta studiando da direttore sportivo e che potrebbe essere in futuro una risorsa in più per la Federciclismo. «Ne sono felice. Da imprenditore credo che ogni grande ex vada valorizzato per le sue qualità. Mi hanno accusato di aver cacciato il commissario tecnico Davide Cassani. In realtà gli avevo proposto un ruolo di ambasciatore». Tutto in sintesi.