Quattro corridori della Cofidis, quattro ciclisti importanti per l’eonomia di un team hanno deciso di chiudere la loro carriera agonistica.
Pierre-Luc Périchon (36 anni) e François Bidard (31 anni) corso alla Japan Cup aiutando Guillaume Martin a salire sul podio. Come i due francesi, anche lo spagnolo José Herrada (38) e l'olandese Wesley Kreder (32) hanno deciso di appendere la bici al chiodo.
Ecco i loro pensieri e il loro saluto al mondo del ciclismo.
Pierre-Luc Périchon guarda ai giovani: «Questa decisione è prima di tutto un sollievo perché è una decisione personale. Inevitabilmente, c'è un po' di nostalgia: durante la Parigi-Tours, ho rivissuto come flash tanti bei ricordii. Momenti di complicità e condivisione con i compagni di squadra, grandi gare, grandi prestazioni che sono riuscito a fare, gli alti e bassi di un corridore... È una pagina che sta girando e non ho amarezza. da diversi mesi sto pensando a nuovi progetti: sono stato in prima linea nell'evoluzione del ciclismo e voglio aiutare i giovani ad esprimersi. Il fatto di avere questo obiettivo mi aiuta a guardare con serenità al mio cambiamento di carriera. Sono orgoglioso di aver dato il massimo fino all'ultima gara di questo fine settimana alla Japan Cup. Per me, i successi collettivi sono belli quanto le prestazioni individuali e mi piace l'idea di lottare fino alla fine per i nostri leader».
François Bidard e l’azienda agricola: «È stata una decisione graduale, la mia. Sentivo che i sacrifici erano sempre più difficili da fare, che avevo un po' problemi con l'assunzione di rischi che derivano dalle corse. Mi fermo al momento giusto: non sono disgustato dal mondo del ciclismo, ne ho solo dei bei ricordi. Il professionismo è così esigente che non è possibile prendere in considerazione l’idea di farne parte senza essere al 100%. Mi sono divertito molto nel corso della mia carriera, con momenti di condivisione e belle storie di amicizia. Mi sono trovato benissimoin Cofidis nelle ultime due stagioni. D'ora in poi, mi godrò la famiglia e potrò prendere in mano l'azienda agricola di famiglia, sostituendo mio padre che è andato in pensione. Non devo preoccuparmi del futuro!».
José Herrada e le vittorie di Jesus: «Ovviamente, la sensazione che mi anima è un po' speciale. Nel corso della mia vita ho partecipato a gare, gareggiato... ma oggi ho voglia di calma e serenità. Mi ritiro felice di aver corso tra i prof per 18 anni. Ci sono stati molti momenti forti, ma se devo ricordarne alcuni direi le vittorie di Jesús alla Vuelta e la volta in cui ha indossato la maglia rossa nel 2018. Ora voglio prendermi cura della mia famiglia, passare del tempo con loro. Continuerò ad andare un po' in bici e proverò altri sport... Nella mia mente, sarò sempre un corridore Cofidis. E, naturalmente, auguro alla squadra grandi vittorie l'anno prossimo!».
Wesley Kreder e la giusta decisione: «Dopo l'infarto che ho avuto, mi sono detto che potevo tornare ai massimi livelli e correre. Ma il mio medico mi ha suggerito che la cosa migliore e più saggia da fare era smettere. Conosco i sacrifici e il lavoro necessari per pedalare ai massimi livelli e non è compatibile con quello che ho avuto. Non è stata una decisione facile da prendere, ma quando guardo i miei figli, la mia famiglia, so di aver fatto la cosa giusta. Ho avuto una buona carriera, voglio conservarne gli aspetti positivi. Ora trascorrerò del tempo con i miei figli e mia moglie, godendomi le gioie della vita con la mia famiglia, per questo voglio aspettare un po' prima di cercare un lavoro. Spero che attraverso la mia storia, le persone pensino che la migliore lezione è che la vita è troppo breve per non amarla. E cercherò di godermela anch'io».
Le parole di Cedric Vasseur: «Vorrei congratularmi vivamente con Pierre-Luc, François, José e Wesley per le loro carriere e per la loro professionalità. Vorrei anche ringraziarli per tutto ciò che hanno portato al team Cofidis sin dal loro arrivo. Sono stati compagni di squadra modello al servizio dei loro leader e ci hanno regalato grandi momenti dentro e fuori dalle corse. Hanno sempre dato il meglio di sé e possono essere orgogliosi dei loro successi. Il ciclismo è uno sport sempre più impegnativo e capisco anche la loro voglia di voltare pagina e dedicarsi a nuovi progetti. Auguro loro tutto il meglio per le loro sfide future».
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