Si sono conosciuti a Roma, al Giro d'Italia 2015. Lui aveva iniziato quell'anno a lavorare per la Lampre Merida, lei con la sua 7Cycling doveva seguire i primi due corridori cinesi impegnati nella corsa rosa Ji Cheng e Xu Gang. Lei cercava un autista e qualcuno che l'aiutasse con la lingua, ma una tappa dopo l'altra, ha trovato molto di più. Ha trovato l'amore.
Sono Anne Wu e Haoyang Zhao, per tutti Zhao anche se abbiamo scoperto solo ora che questo è il suo cognome e non il nome proprio come pensavamo («è quello con cui mi chiama tutto il mondo del ciclismo, ci sono abituato e va bene così, è più semplice, la pronuncia esatta assomiglia al vostro ciao»). Una delle tante coppie presenti nel mondo del ciclismo, ma l'unica cinese nel ciclismo che conta. Lui lavora come addetto stampa alla UAE Team Emirates di Tadej Pogacar e lei è nello staff organizzativo di tutti i grandi eventi legati alle due ruote in Cina.
Lei è originaria di Shanghai, lui di Tianjin. Senza il ciclismo e l'incontro nel nostro Paese durante la corsa rosa non si sarebbero mai incontrati. Ora vivono stabilmente a Milano e, per via della pandemia, non tornavano in Cina da quattro anni. Grazie al Tour of Guangxi sono tornati a casa e, al termine della corsa, potranno riabbracciare i loro cari.
«Dopo i Giochi Olimpici di Pechino 2008 mi sono trasferito in Italia. Avevo 18 anni e sognavo di lavorare nel mondo del calcio. Per imparare l'italiano ho scelto di studiare a Genova, dove non c'era una comunità cinese così numerosa, e c'era il mare, a cui non volevo rinunciare. Mi sono laureato in scienze politiche nel 2014 e ho lavorato come interprete nella squadra del mio paese, che sarebbe poi stata allenata anche da Fabio Cannavaro. Un'amica che lavora per la Fifa mi ha detto che un certo Copeland cercava una persona che parlasse italiano, inglese e cinese per lavorare con Merida e altri sponsor di un team che aveva nella sua rosa 2 corridori cinesi. Io all'epoca del ciclismo non sapevo nulla, conoscevo solo Lance Armstrong e il Tour de France, non avevo mai sentito parlare di fughe e volate. Inviai il mio CV senza pensarci troppo e con altrettanto scetticismo verso Natale del 2014 mi presentai al colloquio che mi aprì le porte di questo mondo. Brent Copeland (ora general manager alla Jayco Alula, ndr) mi convinse dicendomi che saremmo andati a delle corse in Cina e avrei viaggiato tanto. Quasi 10 anni dopo sono davvero felice lo abbia fatto» ci racconta Zhao, pardon Haoyang, in un ottimo italiano.
«Lui viaggiava tanto e io a lungo ho fatto avanti e indietro dalla Cina finchè sono rimasta “bloccata” in Italia quando è scoppiata la pandemia. Nel nostro Paese d'origine è stato un disastro e anche l'attività ciclistica è stata azzerata - aggiunge Anne, che al pallone della sua dolce metà ha sempre preferito le auto. - Mi sono innamorata dell'Italia molto prima che di Zhao. Da quando da bambina lessi il libro Cuore ho un debole per la Ferrari, infatti prima che nel ciclismo ho provato a lavorare nella Formula 1. Al mio primo Giro d'Italia ho conosciuto tante belle persone e mangiato piatti buonissimi, insomma l'Italia in qualche modo era nel mio e nel nostro destino. Ora sono contenta di vivere in uno dei Paesi culla del ciclismo e di poter seguire le corse più importanti dal vivo. Voglio imparare il più possibile per poi portare la mia esperienza in Cina. Il mio sogno è far diventare grande il ciclismo cinese nel mondo».
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